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La Campana

campana Per intervallare i nostri vari argomenti fra di loro, abbiamo scelto l'immagine di una campana che suona, perché, oltre che bella, una campana che suona è una forma di richiamo alla Parola dell'insegnamento ed alla parola che noi, a nostra volta, dovremo dare. Una nostra Guida che si fa chiamare "Il Maestro", una sera ci disse: Io vi dico che non porterete solo la parola, ma porterete la Luce. Chi parla di Luce avrà la Luce, chi parla di amore avrà amore.

Questo Suo incitamento a passare dalla fase conoscitiva, in cui avevamo ricevuto, a quella pratica, operativa ed attiva di donare e parlare agli altri, più che un incitamento era un testamento spirituale di come muoverci ed operare attivamente. Ogni Sua parola deve rimanere impressa nella nostra mente e nella nostra anima.

Un'altra delle nostre Guide, che si faceva chiamare Sorella Carità, parlava sempre della campana: la campana era un suo costante riferimento, faceva parte del suo modo di esprimersi, senz'altro perché, oltre che un grande simbolo, il rintocco armonioso, vibrante, penetrante che la campana lancia nell'aria, percorre gli spazi e richiama le anime, per annunciare un avvenimento, per celebrare le feste, per accompagnare chi lascia la terra e si avvia verso la Luce…

Questa nostra Guida visse la sua vita fra i lebbrosi, e questa vita donata e la campana che lei ora suona, richiamano alla mente le scene della peste e degli appestati ma con un significato opposto.

Gli appestati avevano legata ad una caviglia una campanella per avvisare del loro arrivo e tenere lontane le persone sane; Sorella Carità suona la sua campana non per allontanare, ma per adunare intorno a sé; non per indicare un male da evitare, ma un bene da seguire; non per testimoniare un morbo, ma per donare la Luce dell'Anima e l'Amore di Dio. La sua missione di Guida, che con il suono della campana cerca di risvegliare le anime e di indicare loro la via dell'amore, viene confermata da Lei stessa con questa sua poesia del 5-4-89:

"Din dan, din dan,
io suono la campana
or vicino e poi lontana.

Chi sentirà mai il mio ticchettare
di un vuoto passo lento, e poi risentire?
C'è chi ode prima la mia campana
o chi ode prima il mio passo
che viene da lontano?

Appoggiata al mio bastone,
io piango e vi richiamo
e parlo a voi con voce mesta.
E' l'ora del risveglio!
E' l'ora di fare festa!

Din dan, din dan,
io suono la mia campana,
la suono a chi mi è vicino,
la suono a chi mi è lontano.
E chi mi sa udire,
tante cose e tante parole
io gli faccio udire,
e poi mi faccio anche sentire.

E camminando sempre lentamente,
senza furia e senza speranza ardente,
io suono la campana
per chi vuol fare festa
e suono per chi mi chiama.

"Din dan, din dan,
io suono la campana
or vicino e poi lontana.

E suono la campana
per chi la sta ad udire;
io la suono per chi la desidera
e la sa sentire!
E nel canto mio che viene da lontano,
con passo lento ed il bastone in mano,
cammino lentamente
per non far rumore
e parlo a tanta gente,
gli parlo del mio amore.

Din dan, din dan,
io suono la campana e
allontanandomi dolcemente
io vi penso e vi prego,
nella vostra mente
io risveglio i vostri pensieri.

Din dan, din dan,
mi allontano ancora
e vado via dolcemente,
lasciando a voi, o brava gente,
quelle mie parole e quel mio rintoccare
di una voce lenta, di un suono che non ha da finire.
Piano piano, piano piano,
io lo sento ancora,
lo lascio per la via,
perché in quella c'è tutta la mia armonia.
Din dan, din dan…"

 

Campana
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