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Domanda n.71: “Conosci te stesso” (entrare dentro di noi significa interrogarsi)

domenica, 3 maggio 2020

Domanda:
“ Cara Maria, si parla tanto di entrare dentro di noi, di cercare lo Spirito in noi, di conoscere se stessi, come condizione per migliorarci e fare evoluzione. Capisco che lo strumento per questo è la meditazione, perchè solo nel silenzio e nella solitudine si può fare questo lavoro. Ma poi di fatto, cosa si deve fare? Ci sono delle formule, delle ritualità particolari?”

Risposta:
Caro Arturo, entrare dentro noi stessi significa interrogarsi, significa che la nostra coscienza ogni sera deve fare una specie di controllo di quello che abbiamo fatto durante la giornata e capire se ci siamo comportati bene o male, significa analizzare ogni nostro gesto e ogni nostra parola.

In definitiva è un esame di coscienza, da fare con serenità (senza giudizi), ma anche con severità (senza sconti), per trovare la verità su di noi, su chi siamo e come ci muoviamo con gli altri.
Dice Neri:” Io vi dico che se voi il vostro cammino cominciate a farlo all'interno della vostra anima, troverete la Verità, troverete l'inizio della Via” (Neri 25.1.95) e troverete quello che già è dentro di noi: una parte di Dio, come detto nella domanda n.67.

Dunque, la sera devi trovare un po' di tempo per te e nel silenzio della meditazione devi parlare con la tua coscienza: è la coscienza che ci porta a conoscere noi stessi “quello che veramente siamo, oppure quello che veramente vorremmo essere”(Neri 25.5.92). E piano piano verranno a galla i nostri difetti, la nostra vera personalità, quella che la mente fa finta di ignorare perchè, magari inconsapevolmente, fa di tutto per assolverci da ogni sbaglio.

E il primo passo da fare, in questo esame di coscienza, è cercare di capire gli altri, cosa difficilissima, ma essenziale: “quando arriverai a capire gli altri, avrai distrutto i tuoi difetti, perchè tanti capiscono solo se stessi!” ( Neri 25.1.95).

Senza dimenticare che noi mutiamo continuamente, in meglio o in peggio, per cui queste riflessioni dobbiamo farle sempre: è un lavoro continuo che finirà solo quando saremo nel cuore di Dio.

La vita, in fondo, è un continuo conoscere se stessi. Per migliorarsi.

Ti indico qui, come sempre, alcune rivelazioni su questi argomenti (ma se vuoi leggerne di più, cerca sul nostro sito il tascabile “Conoscere se stessi”):



“Io vi dico che se voi, il vostro cammino, cominciate a farlo all’interno della vostra anima, troverete la Verità, troverete l’inizio della Via, di una Via che vi porta lontano, al di sopra di voi stessi. Ma per essere al di sopra di voi stessi, per conoscere questa Verità dovete cominciare all’interno di voi, conoscervi! E quando la vostra meditazione vi avrà portato all’interno del vostro cuore, in quella piccola scintilla che continuamente brilla, e nell’interno della vostra mente, rivedrete allora uscire da voi quella radiazione che s’innalza sempre di più!

Ecco dove comincia l’esistenza di un’evoluzione: non all’esterno, ma all’interno di voi, perché dentro di voi trovate la prima Verità, perché dentro di voi c’è l’origine della vostra vera Vita, dentro di voi c’è il punto di partenza di un’anima che aspetta, di uno spirito che brilla. Dovete allora cominciare da dentro di voi ed innalzarvi sempre di più al di sopra di voi, distaccandovi da quella che è la materia. Non vi dovete preoccupare di che forma è fatta, ormai è superata: degli atomi, dei respiri, sono cose superate. Dovete incominciare dentro di voi, come un punto di partenza nella lontana creazione: lì sta l’inizio di tutto ciò che palpita nel cuore del divino.

Non vi preoccupate di che forma è fatto lo spirito, non vi preoccupate se la fede è bianca o gialla o Cristica o Buddhica o come volete chiamarla. La Luce è Una, senza poterla mai mischiare, è indefinibile, senza colore, trasparente, di un colore che brilla di scintille che continuamente si intrecciano fra di loro, si cambiano, sospirano, illuminano, agevolano, comprendono, aiutano, sviluppano e crescono. Crescono a dismisura quando trovano un fratello che cerca l’assoluta Verità dentro di sé. Cercando dentro di sé, trova quello che già ha: una parte di Dio.”

(Il Maestro 12.2.86)


“Per conoscere noi stessi bisogna avere una coscienza soprattutto riflessiva...che è quella che la sera mi dice: ‘Cosa ho sbagliato oggi?’ In queste considerazioni io riesco a conoscere me stesso. Quando alla sera mi metto in meditazione, penso: ‘Signore, cosa ho fatto oggi?’ Ho fatto due telefonate: ho risposto bene, le ho sapute accettare, le ho sapute amare? Ho visto una persona: l’ho saputa accettare, l’ho saputa amare? Fra te e un fratello, ho preferito più uno o più un altro? Ho avuto delle simpatie più verso uno che verso un altro?' Questa è la coscienza riflessiva. Questa coscienza ci porta a conoscere noi stessi, quello che veramente noi siamo, oppure quello che noi veramente vorremmo essere. Io, che ho dato la mia vita a voi e a tutti quelli che verranno, mi rendo responsabile delle mie azioni giorno per giorno.

E allora, nella mia coscienza riflessiva nasce il rimpianto, nasce una tristezza; ma in questo rimpianto e in questa tristezza, io metto a dura prova i miei sentimenti, metto a dura prova il mio cuore e la mia mente. Se in questo risentimento provo odio, non va bene, se provo compassione sono nel giusto. E piano, piano io sento questi sentimenti che si affollano dentro di me, si fanno grevi, si fanno belli, oppure qualche volta brutti, e se si fanno brutti vanno scacciati subito, immediatamente! Queste riflessioni, questi dolori, queste gioie, queste passioni che si provano, questi dispiaceri, queste gioie interiori…Conosci te stesso: vuol dire mettere a dura prova il nostro io interiore nelle sensazioni che proviamo. E' qui che si comincia a conoscere il nostro io interiore, perché l’egoismo nostro è fatto in mille maniere.

Conoscere noi stessi non è altro che fare quello che ci sentiamo di fare, però arrivati alla sera facciamoci l’esame di coscienza, come ci insegnavano fin da bambini, e dire: ‘Ho fatto bene? ho fatto male? L’ho fatto con amore, l’ho fatto con forza, con giudizio? Ho sbagliato, non ho sbagliato? Ho offeso un amico, ho risposto male?’ Poi devo chiedere perdono a me stesso ed a Dio, prima a Dio e dopo a me stesso.

Così piano, piano vengono a galla i nostri difetti, la nostra personalità si fa sempre più grande e più palese, sempre si fa chiara alla luce del sole; e allora piano, piano, piano, piano conosco me stesso. E quando faccio qualcosa di male o in un momento non rispondo troppo bene ad una persona, è una cosa brutta, non la devo fare! Se io mi accorgo di avere questo difetto, se ho avuto già la fortuna di conoscerlo, sono a posto; non ci riuscirò in una volta, non ci riuscirò in due, tre, quattro, ma piano, piano il mio sentimento si affina e diventa bello, diventa pulito, diventa libero, diventa me stesso, perché io libero quello che è un difetto dentro di me e lo vinco!

E amare, amare, non mi scorderò mai, non mi fermerò mai, tutta la vita io vi dirò: ‘Amate, amate, amate! Perdonate, perdonate!’ Perché solo con l’amore si può arrivare alla perfezione di noi stessi: se non c’è amore non c’è più nulla! È inutile che io stia con te, poi vado da lei e dico male di te! ...

Sono convinto che ora siamo tutti d’accordo nel fare il bene, perché è una gioia fare il bene, mentre nel fare il male c’è dolore, ma nel fare il bene c’è gioia! Quando faccio il bene e sento gioia, io mi sento già vicino a Dio. Quante volte ci si sente felici di aver fatto il bene e si ringrazia Dio!”

(Neri 23.5.92)


“Se si fa del bene è perché in una parte di noi c’è amore! Senza amore non si farebbe nessun tipo di bene, perché bisogna essere buoni, bisogna avere amore; senza amore il bene non si fa! E viene a vantaggio tuo, perché le azioni buone ti aiutano a progredire e ad arrivare ad un piano superiore. Tutte le volte che fai un’azione buona, fai evoluzione, sali uno scalino verso il piano superiore, e così ad ogni buona azione. Per fare del male o fare del bene c’è sempre il libero arbitrio, perciò se fai del bene ne avrai bene, se fai del male lo paghi, che tu lo voglia o no il male che fai lo ripaghi.”

(Neri 3.6.92)



“Ti rendi conto di essere viva? Ti rendi conto di avere un cuore, una mente? Ti rendi conto che esiste una creazione? E allora, quando sei sola, riunisci tutte le tue forze, e di’: ‘Io sono!’ E potrai parlare con te stessa; più pensare che parlare con te stessa, di quello che sei e cosa dovresti fare, e fartelo suggerire dalla tua stessa coscienza. Se la tua stessa coscienza può arrivare a suggerirti e a parlarti, tu avrai parlato con te stessa, con l’intimo dell’anima tua, col tuo spirito. Ma se non sai di avere uno spirito, come fai a parlarne?”

(Luigi 16.9.92)



“Che tu scendi sulla terra con un tuo karma, è vero, ma scendi anche con il tuo libero arbitrio. Fare del male agli altri, sia pure i mali più semplici come calunniare, dire bugie, rubare, malignare… fare tutte queste piccole cose non era certamente nel tuo karma, ma è il tuo libero arbitrio che ti porta a compierle; allora le sconti immediatamente.

Più grave è la calunnia o quanto rubi o quanto fai del male, e lo devi ripagare subito per tornare poi a proseguire il tuo karma. Il tuo karma momentaneamente si stacca, perché devi soffrire per gli errori che hai commesso a causa del libero arbitrio; poi sei messo ancora alla prova per vedere se li rifai; dopo di che riprendi il tuo karma di evoluzione.”

(Luigi 6.2.85)
Campana
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