N° 6 – IL MAESTRO - 04-03-1987 - SONNO E CECITÀ

La pace sia con voi.

Figli cari, adorati, presenti ed assenti, creature di Dio. Dio ha amato tanto la propria creatura che l’ha voluta por­re su un piedistallo, piena di attenzioni, tutta per Sé: la Sua creatura. Era la grande Luce ad adorare il figlio, l’essere tanto amato; ma il figlio, posto in cima alla montagna come per esporlo ad esempio a tutto quello che Dio gli aveva creato, egli dormiva.

Era nella sua completa cecità, ad occhi chiusi; era immerso nella più grande tenebra che lui stesso, più grande non si po­teva creare; ma la grande Luce, continuava ad adorare questo figlio, messo al di sopra e messo all’attenzione di tutta, ripe­to, la creazione.

Egli, un po’ per orgoglio, un po’ per la sua cecità non riusciva a vedere ciò che aveva avuto in dono, anche se il dono era tanto grande: gli era offerto il Tutto! E quando cercò di aprire gli occhi per vedere dove era, vide intorno a sé come un anello gran­de, il baratro, il buio, la solitudine, creati dalla propria ne­gligenza.

Per avere avuto tutto, egli aveva costruito intorno a sé, a po­co a poco, questa grande barriera di eterna solitudine. Perciò l’uomo, questo essere perfetto, vivo, viveva nel buio, viveva senza vedere i grandi doni ricevuti.

Posto in cima alla montagna, poteva osservare intorno a sé, finalmente, la Luce, che gli era lontana poiché questa barriera che si era creato intorno, lo teneva lontano da quella che era una vita vera.

Come poteva egli arrivare là? Doveva ricominciare a conosce­re se stesso prima di tutto, a conoscere le proprie forze, a ri­conoscere la propria volontà ed a cominciare soprattutto ad aprire gli occhi, a svegliarsi da questo letargo per cominciare a comprende­re che dentro di lui e al di fuori di lui, si era costruito il buio.

Non bastava allora essere figlio di Dio, non bastava essere posto in cima alla grande montagna, non bastava stare sicuro ad occhi chiusi, nella sua grande sicurezza di avere avuto il Tutto. Egli si doveva svegliare, riconoscere se stesso, guardarsi interiormente e cominciare a vedere, a vedere ciò che era stato fatto per lui, a riconoscere questi grandi insegnamenti, questo grande amore che gli era stato donato.

La troppa sicurezza lo aveva addormentato, allontanato, si era creato il vuoto.

Questo vale ad ognuno di voi, ad ogni essere umano viven­te sulla terra, che quando si sente sicuro, forte, bello, acca­rezzato da Dio, adorato da Dio, egli nella sua beatitudine chiude gli occhi, e chiudendoli, crea intorno a sé questa grande bar­riera di vuoto. Ma l’uomo saggio deve avere sempre gli occhi bene aperti, poiché l’occhio è il primo dono della creazione che egli ha avuto. Deve vedere costantemente, vigilare, essere concreto in se stesso, essere a contatto con tutto ciò che gli è stato donato, essere vivo, vivo nella sua integrità di essere divino.

Ecco, perciò Io vi dico: “Essere vigili, essere vivi; esseri che non possono e non devono dormire affinché in­torno a loro non si costruisca quella barriera che nasce dall’indifferenza, quella barriera che nasce da tanta negligenza, quella barriera che costruisce la superbia e fa dell’uomo, l’uo­mo solo, l’uomo buio, poiché nella sicurezza egli si per­de.”

Allora dovrà per forza ricominciare a riconoscere ed a ri­studiare se stesso per poi dire: “Io sono”; riconoscere le sue proprietà, entrare in contatto con tutto il resto della creazione, a poco a poco cominciare a riparlare e a ritrovarsi. Perché ritrovarsi? Perché parlando nuovamente con tutto ciò che lo circonda, egli si ritrova, poiché qualsiasi cosa fa parte di lui.

Questo è solo l’inizio dell’uomo divino attivo, che non si gonfia e non chiude gli occhi per la troppa sicurezza. Questo è l’inizio dell’essere divino che parla e dialoga con la propria creazione, divenuta sua per eredità.

Egli è in contatto, parla, convince. Convincendo gli altri, egli si confessa; convincendo gli altri, egli ritrova Dio e in Dio parla di se stesso; parlan­do con gli altri, parla con se stesso poiché tutto è Uno.

Questa dualità che si unisce e diventa Uno, diventa una co­sa sola, perché nulla è scisso ma tutto è unito nell’interpre­tazione dell’essere che sa trovare se stesso. Trovando se stes­so ritrova la sua creazione, ritrova Dio, ritrova la Luce, ri­trova il dialogo, ritrova il pensiero, ritrova l’essere che vi­ve e che palpita, che fa parte di lui. Perciò, superata la dua­lità egli è Uno, Uno con tutto ciò che lo circonda, Uno nella sua creazione con Dio.

Io vi dico: “Non chiudete gli occhi, affinché possiate vedere; non chiudete gli occhi, affinché intorno a voi nascano il buio e l’indifferenza, nascano il buio e la perdizione; affinché voi stessi creiate quella dualità che vi tiene lontani da Chi vi ha tanto amato. Voi siete Uno: per volere di Dio vi siete ritrovati tutti in Uno.

La pace sia con voi.

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