Umiltà
Questa è la vera prova che il cammino nell'evoluzione è giunto ad un buon punto: quando si è deciso di essere umili e sopratutto di comportarsi sempre con umiltà.
La nostra ricerca interiore è arrivata ad assumere una precisa volontà, quella di liberarci una volta per tutte dalle prigioni terrene, sopratutto dall'egoismo, che genera solo negatività. E' forse la condizione da raggiungere più importante, perché qualunque altro stato dell'essere che non sia l'umiltà ci lascerebbe prigionieri dell'ego, dell'orgoglio, della supremazia della propria personalità e della prepotenza.
Umiltà significa rinascere, significa vivere, significa rinnovarsi, significa essere con Dio.
Lasciando il mio ego trovo la Luce!
“Beati i più semplici, beati i puri, beati gli umili, beati i silenziosi perché dal silenzio si possono creare tutte le cose. È solo meditazione, silenzio ed amore. Solo col silenzio e con l’amore la mente può essere creativa. Tutto diventa divino, ed il contatto con gli Esseri Superiori è immediato, ma ha queste proprietà solo chi è umile, chi tiene il suo segreto nel più profondo del cuore e vive nel silenzio. Abbandonato nell’Amore di Dio egli può fare tutte le cose, poiché Dio ha fatto tutte le cose senza vantarsi, tenendole per Sé, facendole con semplicità e tanto, tanto Amore. Se non c’è questo e l’individuo si perde vantandosi, parlando e dicendo cose superiori a quelle che sono, viene abbandonato a se stesso e tutto svanisce nel nulla.”
(Il Maestro 2.6.93)
Ma siamo pronti ad essere umili? Ce lo chiede il Maestro:
“Ma voi, siete pronti per cominciare a comprendere? Siete pronti ad amarvi? Siete pronti a camminare ed a conquistare passo, passo, questa parte della vostra evoluzione terrena? Siete pronti veramente ad essere umili? Perché solo con l’umiltà, l’accettazione dei vostri dolori, l’accettazione della vostra superbia che si deve mutare in umiltà, potrete ritrovare quella parte delle vostre scintille favillari affinché queste vengano riunite, ritrovate e riassorbite per ricostruire ciò che era stato diviso.
Se non sarete umili, se non sarete piccoli come fanciulli, se non accetterete tutte le prove che vi saranno date, come potrete dire di essere liberi? Come potrete pensare di essere nel giusto e gli altri nel non giusto? È proprio chi sa di essere umile che si sente maggiormente in colpa ed accetta le prove che gli vengono date.
Io questo chiedo a voi: l’umiltà del sorriso, l’umiltà dell’ascolto, l’umiltà di accettare le prove più dure, l’umiltà di essere piccoli, piccoli. Solo allora potrete dire di essere liberi. Chiunque peccherà di questo, non potrà andare avanti nella sua evoluzione. Chiunque dirà di essere nel giusto, di non sbagliare, di aver subito un torto, egli sarà sempre legato nel proprio orgoglio, nel proprio io interiore e non sarà libero dalla sua debolezza umana.”
(Il Maestro 20.1.88)
Dal libro “La Parola del Cuore” (Ediz. Bastogi, pag. 137 ss.) (scaricabile gratuitamente dal sito):
“Che straordinaria progressione c'è nel cammino spirituale, come una mareggiata che ci travolge e ci conquista: prima la ricerca in noi della volontà di liberarci dalle prigioni terrene, subito dopo l'uso del pensiero sempre più calmo, positivo e puro per entrare in contatto con l'Alto, quindi l'esplorazione del respiro, la sua essenzialità nella preparazione all'ascolto, e infine il suono dell'OM, il canto dello spirito rivolto a Dio, il contatto diretto con la Coscienza Cosmica.
Ora siamo pronti, predisposti ad ascoltare ed interiorizzare gli insegnamenti dei maestri ed a raggiungere gli stati dell'essere che contano in questo percorso: l'umiltà, l'accettazione, il perdono e l'amore.
Anche in questa sequenza non è che si debba seguire un ordine preciso, ma è la logica umana che richiede semplificazioni. Allora, la prima condizione da raggiungere non potrà che essere l'umiltà, perché qualunque altro stato dell'essere che non sia l'umiltà ci lascerebbe prigionieri dell'ego, dell'orgoglio, della supremazia della propria personalità.
L'umiltà è dunque alla base dell'edificio spirituale che stiamo costruendo, l'umiltà conduce a tutti gli stati d'animo successivi: l'accettazione, il perdono, l'amore, l'estasi. Se non si passa dall'umiltà non si può proseguire. E' una porta stretta, difficilissima da imboccare, basta poco per rimbalzare e tornare indietro, risucchiati dall'egoismo, dalla prepotenza, dall'orgoglio. Basta davvero poco. L'ego si vince solo con l'umiltà:
“Perché, cos’è l’io? Voi lo conoscete, è un po’ il vostro carattere. Allora, lasciando il mio essere, lasciando il mio io, trovo la Luce. Non puoi lasciare il tuo io, a meno che tu non lo vinca, il che sarebbe un grandissimo passo d’evoluzione. E come si vince? Con l’umiltà, con l’umiltà! Perché se un essere è umile, facilmente prega; se un essere è umile, facilmente medita; se uno è umile, è facilmente intuito, e nell’intuizione trova se stesso, non come corpo, ma come anima. Quando avrai conosciuto te stesso, avrai conosciuto l’universo, cioè Dio, perché Dio è tutto.”
(Luigi 15.1.86)
L'umiltà è questa, avere padronanza di sé, è conquista del proprio essere:
““Se non c’è umiltà non fai niente, devi essere libero di amare. Se in te esistesse l’avarizia, non conosceresti l’amore, poiché l’avaro lo è in tutto, poiché l’avaro non è umile, in quanto pieno di sé. Può avere la conoscenza che vuole, ma se è avaro questa conoscenza non te la darà mai, perché la tiene per sé, forse aspettando un giorno che non arriverà mai.
Perciò, se non divieni più libero nelle tue azioni, nel tuo modo di essere, nel tuo modo di amare, di esprimerti, soprattutto donando, la tua luce non serve.
L’avaro rimane chiuso in se stesso perché proprio è avaro anche se ha conoscenza, perché è una conoscenza che non spenderà mai.
Adagiarsi qui è umiltà, e pensare di andare avanti è forse peccare di presunzione? “Io penso che se il tuo desiderio è andare avanti, non sia presunzione ma conquista del proprio essere, conquista del proprio sé, essere finalmente liberi da ogni legame della vita terrena. Perciò questo desiderio lo devi avere, e chi ha troppa umiltà non sarà mai libero perché non ha la ragione e la forza per andare avanti.
Essere umili è bello, vero ed essenziale, ma fare dell’umiltà una propria ragione di vita è condannabile, perché nella propria umiltà si rimane fermi. Perciò deve essere un’umiltà di vita, un’umiltà di conquista.
Parole importanti, queste: umiltà di vita, umiltà di conquista! Non adagiarsi, appiattirsi nell'umiltà fine a se stessa, perché così si resterebbe fermi, ma utilizzare l'umiltà per progredire e andare avanti, verso l'accettazione e il perdono, come stati dell'essere ulteriori. A piccoli lenti passi, ma con piena consapevolezza.
Ed ecco che allora appare subito netta la profonda connessione tra umiltà e accettazione. L'essere umano non è portato ad essere umile, basta poco perché scatti in lui l'ira prepotente per qualcosa. Chi è sul “Sentiero” dovrà, attraverso la meditazione e la preghiera, trovare in sé la forza (si chiama “intenzione”) di accettare piano piano quelle che crede essere ingiustizie subite. O meglio che lui “ritiene” di avere subito, perché non è stato capace di mettersi nei panni dell'altro, non ha cercato di evitare che scattassero le sue reazioni istintive, non si è reso conto che spesso è lui, con i suoi pregiudizi e le sue scelte, la causa di quelle azioni che chiama soprusi.
Cascherà una volta, due, cento, poi, grazie alla forza di volontà, si rialzerà e avrà fatto un passo avanti nell'accettazione dell'altro:
“In questo attimo Io penso a voi, e vi vedo come una grande quercia, non ancora forte, non ancora solida, ma vi vedo ancora vacillanti nei vostri pensieri, nelle vostre azioni, nelle vostre tribolazioni quotidiane, tribolazioni molte volte sofferte, causate da voi, dal vostro libero arbitrio, per vostra libera scelta, poiché molti ancora non sanno conoscere il proprio io, non sanno conoscere la Volontà divina. In questo ci vuole umiltà, la grande umiltà di accettare tutto. Ma molti di voi sono sordi agli Insegnamenti dei Maestri e rimangono acerbi interiormente, e nonostante l’umiltà che insegna di saper accettare tutto con rassegnazione e amore, fanno sfogo di ire prepotenti, ire che non sono certo belle a sentire o vedere.”
(Il Maestro 16.3.88)
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Luigi, rivelazione del 29.1.86
Ci sono diversi di intendere l'umiltà, occorre chiarire: ad esempio, essere umili non significa essere sciocchi.
Domanda: “L’ultima volta, fummo indirizzati dal Maestro all’umiltà; però ci possono essere più modi di intenderla. Potresti indicarci il migliore per arrivare ad essa?
“Essere umili non significa essere sciocchi; ma l’umiltà significa per primo saper donare, donare col sorriso e la gioia che sono in te; l’umiltà significa saper accettare le ingiustizie che ricevi giorno per giorno; saper accettare, come se non ti toccasse, quello che tanti fratelli fanno.
Se parlano male di te, accettali col sorriso e non dargli peso, non rispondere a questo. Se ti pestano, sorridi loro e non far pesare che ti hanno fatto male. Se devi fare un’elemosina, non dire mai che sei stato te: donare e ricevere con lo stesso sorriso.
Essere umili: non inveire, non brontolare, non bestemmiare, non parlare male, ma quello che fai, fallo sempre con amore. Non c’è umiltà se non c’è bontà, perciò la persona umile, prima bisogna che faccia di tutto per essere buona. Essere umili davanti a Dio è così facile! Nessuno ti vede! Umìliati davanti agli uomini, e vedrai la differenza! Questo è difficile! Allora tu devi imparare: nei confronti di chi non ti capisce, e per non passare da grulli, come dici te, un sorriso e via! Se ti parlano, rispondi loro con dolcezza e poi vai via. Non attaccare discorso, perché il discorso ti tradirebbe, e mai inveire: in cuor tuo, perdona e basta.”
Domanda: L’umiltà di fronte a Dio sempre, immancabilmente; però qualche volta, davanti agli uomini, da parte loro c’è quasi una derisione, un’incomprensione; fanno cattivo uso della nostra umiltà, ci prendono per grulli. Allora, come fare?
“È facile essere umili davanti a Dio, Lui non ti risponde, non ti dice niente! Sei sempre tu a parlare davanti a Lui, e per forza ti fai una ragione! Ma l’umiltà vera è quella davanti agli uomini! Io intendo quelli che ti comprendono e ti circondano; a quelli che non ti comprendono e ti sono contrari, un sorriso e basta, nessun contatto. Se ti parlano, rispondi loro con dolcezza e nessun contatto. Questa è l’umiltà.
Essere umili davanti a Dio è così facile! Nessuno ti vede! Umiliati davanti agli uomini, e vedrai la differenza! Questo è difficile!
Allora tu devi imparare: nei confronti di chi non ti capisce, e per non passare da grulli, come dici te, un sorriso e via! Se ti parlano, rispondi loro con dolcezza e poi vai via. Non attaccare discorso, perché il discorso ti tradirebbe, e mai inveire: in cuor tuo, perdona e basta.”
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Luigi, rivelazione del 14.1.90
L'umiltà è questa, avere padronanza di sé, è conquista del proprio essere:
“Se non c’è umiltà non fai niente, devi essere libero di amare. Se in te esistesse l’avarizia, non conosceresti l’amore, poiché l’avaro lo è in tutto, poiché l’avaro non è umile, in quanto pieno di sé. Può avere la conoscenza che vuole, ma se è avaro questa conoscenza non te la darà mai, perché la tiene per sé, forse aspettando un giorno che non arriverà mai.
Perciò, se non divieni più libero nelle tue azioni, nel tuo modo di essere, nel tuo modo di amare, di esprimerti, soprattutto donando, la tua luce non serve. L’avaro rimane chiuso in se stesso perché proprio è avaro anche se ha conoscenza, perché è una conoscenza che non spenderà mai.
Adagiarsi qui è umiltà, e pensare di andare avanti è forse peccare di presunzione? “Io penso che se il tuo desiderio è andare avanti, non sia presunzione ma conquista del proprio essere, conquista del proprio sé, essere finalmente liberi da ogni legame della vita terrena. Perciò questo desiderio lo devi avere, e chi ha troppa umiltà non sarà mai libero perché non ha la ragione e la forza per andare avanti.
Essere umili è bello, vero ed essenziale, ma fare dell’umiltà una propria ragione di vita è condannabile, perché nella propria umiltà si rimane fermi. Perciò deve essere un’umiltà di vita, un’umiltà di conquista.”
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Dalla domanda n.40 del 16.6.2018 (Sez. “Domande e risposte” del sito) titolo “Il sorriso di Gesù”
Domanda:
"Cara Maria, le immagini di Cristo nell'iconografia tradizionale sono tutte di un Cristo in croce, sofferente, piangente. Raramente lo si vede sorridere. E, se ci facciamo caso, anche nei Vangeli canonici non si è mai letto di Gesù che sorride o che parla del sorriso. Eppure il Suo insegnamento era basato essenzialmente sull'Amore, e dunque amore comporta sorriso. Come si può spiegare questa contraddizione?"
Risposta:
"La contraddizione sta nella visione colpevolizzante che la Chiesa tradizionale ha voluto dare al messaggio evangelico, che si basa essenzialmente sul peccato e sulle pene da espiare per conquistare il paradiso. Questa visione non tiene conto del punto fondamentale che è il nostro essere divini, non considera la gioia nel percorrere un sentiero che ci riporta a Dio, insomma non tiene conto del fatto che noi siamo Scintille Divine e che siamo in cammino, pur con mille sofferenze terrene, ma con il sorriso sul volto, così come con il sorriso sul volto è sicuramente Gesù nella vita vera.
Lo Spirito è sempre sorridente.
Noi, che siamo ormai coscienti di questa consapevolezza, dobbiamo imparare a fare da spettatori alle nostre ed alle altrui pene, dobbiamo, sì, condividere con empatia, ma anche accettare senza lamentarsi (l'esempio massimo di questo comportamento lo ha dato Madre Teresa di Calcutta). Perchè questo? Perchè non ci si deve disperare, non si deve avere paura: occorre fidarsi del Disegno Divino, essere sicuri che siamo sempre aiutati. Avere questa convinzione senza incertezze significa avere fede. E averla senza lamentarsi, ma anzi con il sorriso in volto.
Puoi leggere anche la domanda n.10 sull'ottimismo e sull'uomo spirituale. Comunque, qui sotto Ti indico alcune letture su questi punti, partendo da un gioioso messaggio che ci ha dato papa Giovanni XXIII in occasione della Pasqua di anni fa.
"Molti anni fa (per noi esseri umani, ma in realtà "oggi"per l'altra dimensione) papa Giovanni XXIII volle portare "la gioia della Pasqua" a tutto il gruppo del "Sentiero" di Neri, e con essa i suoi auguri e la sua benedizione. Questa rivelazione è toccante per la sua semplicità e proprio per questo assume un valore assoluto. Ve ne riportiamo il testo integrale:
"La pace...! portatela nel mondo col sorriso, perché il sorriso ve lo do io! Oh! E allora anch’io vado via con la vostra benedizione. Il mio sorriso ed il vostro sorriso, siano uniti sempre, sempre, in questo delizioso momento! perché tutto si appaga e tutto si costruisce col sorriso! Quante volte io vi vedo nervosi, arrabbiati! no! dovete essere sorridenti, perché si costruisce solo col sorriso! capito? col sorriso! Pace a tutti."(Papa Giovanni XXIII, 15.4.92)
"Il libero arbitrio è negativo, ma se tu fai del bene, il tuo libero arbitrio diventa positivo, o meglio, il tuo Karma ha vinto sul libero arbitrio. Molte volte però vengono date prove che costano, costano moralmente, spiritualmente e costano soprattutto nell’orgoglio. Allora, cosa avviene in ognuno di voi? La ribellione. Si sente offeso, quasi si sente morire. Ma invece no, dovrebbe sorridere, ognuno di voi deve imparare a sorridere durante tutta la giornata e durante i giorni a venire. In tutto ciò che succede deve sorridere, sia nel bene, che nel male, e soprattutto accettare, e soprattutto quella piccola parola che spesso viene dimenticata e che si chiama umiltà.
Con l’umiltà non esistono più domande, perché non c’e più bisogno di risposte. Se un essere ha l’umiltà, tutto si completa in lui, perché umiltà significa accettazione, umiltà significa sacrificio, umiltà significa amore, umiltà significa vivere nella Luce divina, umiltà significa proiezione d’Amore attraverso tutto l’universo. Umiltà significa rinascere, umiltà significa vivere, umiltà significa rinnovarsi, umiltà significa essere e vivere con Dio."
(Luigi. 23.9.87)
"Voi andate alla ricerca per comprare la cosa più bella: lo Spirito Santo, per comprare la conoscenza, per comprare la sapienza, per comprare l’umiltà, per comprare la bontà, per comprare l’amore di Dio! E camminate con questa vostra veste, col vostro bagaglio di affanni, per cercare in questo selfservice della vostra vita, tutte le cose che più vi piacciono. Ebbene, ci sono queste cose, vi sono date a portata di mano tramite la conoscenza, però dovete pagarle queste cose! È troppo facile arrivare e prendere, e buttare dentro il cesto tutte queste meravigliosità, se poi non avete il denaro per comprarle, queste bontà.
Ecco, allora si deve durare fatica nella vita, e la fatica più grande è l’umiliazione, la fatica più grande è saper donare. E allora, se non avete la moneta dell’accettazione, se non avete la moneta dell’orgoglio, se non avete la moneta della vostra sofferenza, se non avete la moneta della vostra umiliazione, come potete fare a comprare le cose necessarie per la vostra vita, per la vostra evoluzione?
Voi non ve ne rendete conto, ma già lo state facendo. Durante la vostra giornata, una piccola parola spesa bene, è la moneta per la vostra evoluzione. Aiutare un amico con la parola, è la moneta del vostro egoismo. Se siete umili coi vostri figli, è la moneta della pazienza. Se sapete perdonare, è la moneta del vostro orgoglio. Ogni cosa ha la sua moneta, che parte da voi. Questa moneta invisibile e dolorante, si fa sentire sempre! Tu fai una buona azione: hai speso la moneta della tua carità! Vedi come è tutto facile? L’importante è sapere che questo esiste. Quello che tu fai e ti viene chiesto per piacere, è avere speso sorridendo la moneta della tua pazienza."
(Luigi 3.10.90)
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Dalla domanda n. 92 del 19.3.2021 (Sez. “Domande e risposte” del sito) titolo “Il significato delle Ceneri e la Quaresima” (Bruciare il passato, bruciare le paure)
Domanda:
“Cara Maria, lo scorso 17 febbraio è stato il giorno delle Ceneri, l'inizio della Quaresima, quaranta giorni prima di Pasqua che quest'anno cade il prossimo 4 di aprile. Ma che cosa simboleggiano esattamente le Ceneri? Non può essere solo un significato di tipo penitenziale, magari collegato anche al digiuno che la Chiesa ci invita ad osservare. Qual'é, allora, il significato più profondo di questo rito?”
Risposta:
“La celebrazione delle Ceneri avviene il mercoledì precedente la prima domenica di Quaresima, giorno che coincide con l'inizio della Quaresima, in preparazione alla Pasqua. E in tal senso effettivamente la chiesa ce lo indica come gesto che simboleggia un periodo di maggiore attenzione al digiuno corporale quale predisposizione alla penitenza ed alla preghiera.
La liturgia vuole che nel giorno delle Ceneri il celebrante sparga un pizzico di cenere benedetta, ricavata bruciando i rami d'ulivo benedetti nella Domenica delle Palme dell'anno precedente, sul capo o sulla fronte dei fedeli. Ma il significato di questo gesto è più profondo. Infatti il giorno delle Ceneri è "il giorno del nostro passato", nel senso che è il giorno in cui ci liberiamo del nostro passato, per iniziare una nuova vita. L'essere umano si pone idealmente sulla testa le ceneri del passato -quel passato che deve essere bruciato- "per ricordare ciò che egli è stato e che non dovrà più essere" (il Maestro 13.2.91).
E' il simbolo che conta, più che il rito. Le ceneri sono il simbolo dell'umiltà: chinare il capo per farsi cospargere di cenere è segno di umiltà. E avere umiltà significa rinascere, significa rinnovarsi, significa essere e vivere con Dio. L'essere umano cerca di spogliarsi della propria personalità, dell'ego, per iniziare una vita nuova fatta di amore incondizionato: "Lasciando il mio io, trovo la Luce" (Luigi 29.1.92).
Bruciare il passato vuole dire dimenticare i peccati, che sono i nostri errori, gli sbagli commessi, le colpe accumulate. Neri ci ricorda che acqua passata non macina più, il passato è passato, tutto ciò che è stato fatto fino al giorno prima va bruciato, dimenticato, ridotto in cenere: ogni giorno è un "punto e a capo" (Neri 22.2.95), e le Ceneri sono, o dovrebbero essere, celebrate ogni giorno, perché ogni giorno possiamo fare un piccolo passo avanti per bruciare gli errori e ricominciare.
Occorre chiudere con il passato e guardare avanti, occorre "lasciare l'ieri per entrare nel domani" (Il Maestro 24.2.93). Ti indico qui alcune rivelazioni che aiutano a capire questo significato più profondo.
"L’oggi del vostro calendario è un giorno bello: le Ceneri. Voi vi domandate: “A che servono?” Ma servono a purificarsi, ad essere umili per ricominciare una vita piena di sacrificio e d’amore. La Cenere è segno della massima umiltà perché indica che ciascuno è niente: è niente di fronte al fratello, è niente di fronte alla sorella, e non sarà mai niente di fronte a Dio.
Egli sarà grande perché si sente niente, e queste Ceneri di purificazione che in questo attimo l’Angelo della Pace, l’Angelo dell’Amore sta versando sulle vostre chiome per ordine del Padre, sono la Cenere dell’umiltà, della saggezza, della sapienza, la Cenere della veggenza, della medianità, la Cenere della bellezza, la Cenere che solleva l’uomo e lo rende vicino a Dio."
(Il Maestro 17.2.88)
"In questo giorno di penitenza, questo... è un giorno in cui tutto viene cancellato: con le sacre Ceneri ad ognuno di voi viene cancellato ogni peccato e voi venite rinnovati nell’eterna Luce, poiché Io sono donatore di Luce. Io vi porto la Mia luce e la lascio a voi in eredità, affinché ognuno di voi sia ricolmo di Luce.
E voi, cosa farete da oggi in avvenire, di questa Luce che Io vi ho donato? Voi siete diventati i depositari, anzi, i custodi di questa Luce che Io vi dono, affinché possiate portare, dove voi andate, questa Luce che Io vi ho donato, questa Luce che vi rinnova, questa Luce che vi ha resi vivi.
Portatela in mezzo alla gente, ai fratelli della terra, ed a loro insaputa, che la vostra mente possa dire: “Tu sei un figlio di Luce.” Voi gli lascerete un po’ della vostra Luce, ed egli sarà vostro fratello per l’eternità. Tutto si rinnova e tutto cambia. La pace sia con voi!"
(Il Maestro 28.2.90)
"Fratelli Miei, oggi ricorre la festa che voi chiamate “Ceneri”. È una festa simbolica, poiché nel lontano tempo significava bruciare il passato, e quelle ceneri si spandevano al vento affinché ci ricadessero addosso, simbolo di dimenticare tutto ciò che era passato, dimenticare tutto ciò che era appartenuto anche all’attimo prima e che veniva bruciato.
Un grande fuoco era posto in mezzo ad una piazza, dove tutti, parlo di tanto tempo fa del vostro tempo, con le braccia alzate cantavano una nenia di dolore e dondolando sulle gambe imploravano un nuovo avvenire, più facile, più libero. Dopo di che, le ceneri rimaste, ognuno se le prendeva addosso e si rotolava nella terra per pulirsi da quelle.
Il simbolismo è dimenticare il passato, bruciarlo, pulirsi con la terra su cui si cammina, dimenticare tutto per ricominciare una nuova vita: le vite passate non esistono più.
Quella che allora chiamavano “magia”, aveva il significato della liberazione: la cenere; tutto viene distrutto, perché tutto si riformi. E la nenia che cantavano con le braccia alzate aveva un grossissimo simbolismo, senza che voi possiate immaginare quanto poteva essere evolutivo, e nel movimento che facevano il respiro era uguale per tutti.
Formare un gruppo e respirare tutti nella stessa maniera portava una grossa energia, e quella nenia faceva girare l’energia in circolo poiché loro la creavano non con la voce, ma col simbolo in cui loro agivano. Quell’energia si accumulava e girava intorno e al centro del gruppo, formava un’anima sola.
Era momento di grande, grande passione spirituale! Perché passione? Dal momento che il fuoco bruciava, distruggeva tutto ciò che era passato, naturalmente di male. Veniva ad accumularsi una nuova energia che poi rimaneva nei giorni a venire come grande, grande energia di una nuova vita, di un nuovo modo di essere, specifico nella sua evoluzione spirituale.
Questo era il giorno delle “Ceneri”, che poi con l’andare del tempo, a poco a poco, è cambiato. Il simbolo fuoco, che è la fiamma della passione, dell’amore, è stato dimenticato e l’usanza è oggi solo della cenere sulla testa. Ha perso quelle parole, quella sua manifestazione magica di ciò che è realmente la festa, perché dimenticare il passato, lasciare l’ieri per entrare immediatamente nel domani, formava un rito, il rito magico di un’evoluzione, di un’energia che veniva catturata con la nenia che facevano.
Questa energia si riformava, girava intorno a tutti gli astanti e si riformava nuova. E allora ognuno si purificava con la terra che si gettava addosso per togliere la cenere che prima gli era stata posata. Il grande Sacerdote, che non toccava la cenere, aveva solamente un grande braciere col fuoco, nelle mani, faceva il giro del cerchio e questo dava un calore nuovo, un calore magico per ogni componente.
Ma questo era un rito, anche se era molto positivo, era un rito che usava nel tempo lontano dei pagani. Era un rito necessario per quella gente, necessario per quel tempo, anche se poi è stata dimenticata la parte migliore.
Perché la parte migliore? Nonostante il paganesimo, dato che allora non esisteva il cristianesimo, non esisteva la parola amore, non esisteva la parola evoluzione, non esisteva la parola conoscenza, quello però che facevano, lo facevano con grande amore.
Ecco dove stava la magia, più nella purezza del cuore e della mente sapendo che in quell’ora, in quella sera, quando il grande fuoco divampava, la loro intenzione era giusta, era buona; bruciare il passato, bruciare i cattivi propositi, bruciare tutto ciò che era negativo per ricominciare una nuova vita.
Quello che era positivo era il respiro, poiché la nenia che loro cantavano portava a fare un movimento nel quale il respiro era sincronizzato, e questo sincronismo portava energia nuova intorno a loro. Questo era il simbolismo delle “Ceneri”.
Sicché, vedete, i riti cambiano ma la sostanza è più forte, perché la sostanza di un rito oggi è accompagnata da una conoscenza. Ed Io vi ho detto di bruciare... prima bruciavano il passato e la fiamma divampava intorno a loro... voi dovete, in questo giorno, bruciare il passato, bruciare tutte le vostre paure.
Bruciate la paura della morte, poiché la morte non esiste. Bruciate con l’esempio dei vostri gesti, delle vostre attitudini, bruciate i vostri vizi. Bruciate anche le vostre responsabilità, perché ognuno di voi, in questo giorno, deve ricominciare un nuovo ciclo, un ciclo d’evoluzione.”
(Il Maestro 24.2.93)
“l giorno delle Ceneri è legato alle vostre reincarnazioni, poiché i primi quattro stadi evolutivi sono tutti legati alla sofferenza, al piacere della terra, al terrore della morte terrena. Per questo vive in ognuno di voi il ricordo delle Ceneri: come cenere sono stati i vostri quattro piani evolutivi.
Non c’era esperienza divina, ma solo l’esperienza di una conoscenza dei vostri difetti, una conoscenza legata ai vostri karma, alla misteriosa conoscenza di voi stessi che soffrivate distaccati dalla conoscenza spirituale: ecco la sofferenza, ecco il ricordo delle Ceneri. Voi avete passato questi quattro piani evolutivi pensando alle vostre vite, ai vostri averi, ai vostri difetti ancora non sublimemente superati, però largamente raggiunti come conoscenza.
Allora, cosa rappresenta il giorno delle Ceneri? Non è altro che il ricordo delle vostre vite passate, poiché voi, ripeto, avete passato centinaia di vite per arrivare al quarto piano evolutivo che ora è superato, solamente pensando ai vostri difetti, alle vostre angosce. Voi avete superato questi cicli con la sofferenza nel cuore e nell’anima, piano piano superati dalla grande evoluzione che avete compiuto. Tramite la sofferenza, siete arrivati al punto in cui oggi siete.
Perciò non era stato bello il vostro passato, ma è stato ampiamente combattuto e ricercato dentro di voi. Cos’è la ricerca di ognuno dentro di voi? Non è altro che quella battaglia interiore terrena - non spirituale - di ricercare i propri difetti e conoscerli; quando uno li ha conosciuti, deve chiedere l’aiuto a Dio per poterli superare, e la sofferenza che voi avete provato giorno per giorno, non è stata altro che una vittoria terrena.
Ecco l’angoscia delle Ceneri che ognuno si pone sulla propria testa per ricordare ciò che ha passato, ciò che ha sofferto, per ricordare ciò che egli è stato e che non dovrà più essere. Ecco, è importante ricordarsi sempre di questo giorno, affinché ricordandolo sia abbandonato a se stesso e scacciato mentalmente dal vostro essere. Cosa rappresenta questo giorno? Simbolicamente non è altro che il giorno del vostro passato.”
(Il Maestro 13.2.91)
Consultare anche il libro “La veste nuova” e il tascabile “Umiltà” (scaricabili gratuitamente dal sito).
