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Domanda n.124: “La maldicenza è Il seme del male” (il frutto del continuo giudicare gli altri)

domenica, 29 gennaio 2023

Domanda:
Cara Maria, nella risposta alla domanda precedente n. 123 sul Messaggio di Emmanuel tu ricordi che il male non esiste nella creazione (che è solo misericordia e amore), perchè siamo noi che lo formiamo con i nostri pensieri negativi e con le nostre azioni malvagie. E' forse lo stesso concetto che ha espresso anche papa Francesco di recente, quando nella recita dell'Angelus di domenica 8 gennaio scorso ha puntato l'indice contro il chiacchiericcio?

Risposta:

Certo, il chiacchiericcio, cioè la maldicenza, è all'origine del male che creiamo noi esseri umani. Il male nasce soprattutto da questo continuo parlare male degli altri. In una rivelazione memorabile Luigi, alla domanda “ma quali sono i nostri pensieri peggiori?”, risponde senza esitazione:


La maldicenza, la maldicenza! Con la maldicenza si uccide tutti, si allontana tutti! Con la maldicenza si imprigionano le anime più belle. Con la maldicenza le persone saranno condannate di più a portare un peso maggiore. Perché, se tu fai maldicenza, le anime che si avvicinano al bene le riporti nello stato terreno: perciò le hai condannate a prolungare la loro evoluzione, perché ogni anima non ha ancora un controllo di sé, ha bisogno sempre di qualcuno che le dica come fare, e questo come fare porta alla sua rovina.

Le uniche persone che sentiranno il peso della condanna che si creeranno da sé, sono quelle che praticano la maldicenza! Maldicenza significa parlare male ad altri di qualcuno per metterlo in cattiva luce. Se quel qualcuno ha simpatia ed amore per qualcosa o per qualcuno, la maldicenza lo allontana, ma non solo, odia o arriva a rinnegare quelle cose che potrebbero essere utili nella sua vita.

Porterò un esempio: se qui c’è un’anima che tu ami, ed altri amano quest’anima, tu però essendo gelosa di lei, gliene parli male, loro perdono il contatto di un amore e tu sei responsabile del male che hai fatto, perché hai saputo creare un qualcosa di negativo. Perciò tutte le volte che tu parlerai male di qualche persona, tu dovrai pagare amaramente perché avrai creato uno stato di odio, uno stato d’indifferenza fra lei e l’altra persona. Ecco, questa è la maldicenza, e la maldicenza è un peso doppio da pagare!

La maldicenza non è altro che la fucina del diavolo, perché con essa voi create odio... create odio! La maldicenza crea odio! Questa è una cosa karmica, chi fa il male, chi parla male... la maldicenza allontana l’essere da Dio!

Se Dio vi chiama -perché voi siete chiamati da Dio- e la maldicenza vi allontana... oh, poveri fratelli, quanta sofferenza incontrerete, poiché la maldicenza ruba, ruba le anime a Dio!”


Anche senza tanti ragionamenti etici o filosofici, è chiaro che la maldicenza è frutto del giudizio: noi giudichiamo sempre, una serie continua di giudizi che partono in automatico, senza cioè che ce ne rendiamo neppure conto. Giudizi dovuti al nostro vissuto, alle esperienze che abbiamo avuto, ai condizionamenti ricevuti.

Sono schemi mentali, oggi si direbbe sono “applicazioni”: clicchi e il programma parte da sè. Questo genera solo rabbia, gelosia, invidia, incomprensione, e tutte quelle paure che si sono radicate nel nostro cervello e che ci guidano nelle nostre azioni, sentimenti che purtroppo il pensiero occidentale ha accettato come normali senza contrastarli.

Per uscire dalla spirale di queste “passioni negative” e cambiare il modo di pensare non c’è che un sistema: eliminare il giudizio. Se si elimina il giudizio, si eliminano anche i ruoli di vittima o carnefice, quelli che generano sensi di rabbia o di colpa. Se si evita la mannaia del giudizio che parte in automatico, prima di essersi preso il tempo di pensare (il famigerato pre-giudizio), si evita anche l’inevitabile malessere che provi subito dopo, perchè “tu sai quando stai sbagliando, te lo dice tutto il tuo essere: e quella sensazione è la voce di Dio” (Yogananda).


Questo è la prima, fondamentale riflessione da fare: evitare di vivere sempre nel nostro usuale mondo di conflitti, liberarci per qualche minuto dai tormentosi pensieri negativi, trovare spazi per la vita interiore, per il silenzio, entrando dentro la nostra anima; e piano piano cercare quello spirito che il sistema di vita occidentale ha espulso da tempo. Solo così l’anima si acquieta e trova serenità, solo iniziando e poi intensificando un quotidiano lavoro di pulizia interiore, per diventare diverso: un essere umano che non si giudica e che non giudica!

Non possiamo cambiare gli altri, ma possiamo cambiare noi stessi. Nella nostra personalità, nell’ego, prosperano tutte le nostre gabbie: siamo prigionieri dei pregiudizi, delle paure e delle abitudini mentali. È su questo che possiamo lavorare per uscire dalle prigioni. Diceva Ghandi: “se cambi te stesso, cambierai il mondo”. E il primo passo per cambiare è quello di smettere di giudicare.

Per aiutarci ad iniziare questo lavoro lungo e difficile, per smettere di dare giudizi (sia su noi stessi che sugli altri) i maestri ci hanno suggerito un comportamento, da indossare come un vestito: per “essere buoni” occorre “dire bene”. Dire bene di noi. E dire bene degli altri, di tutti gli altri, anche di quelli meno gradevoli. E dire bene significa bene-dire, mandare pensieri positivi come fossero benedizioni.

Inoltre, benedire, spiega Neri, ci fa bene, è il segreto per vivere con serenità, perché liberarsi da ogni istinto malevolo e incominciare a “dire bene” prima di noi stessi e poi degli altri è l’unico modo per essere in pace con noi stessi, ci fa sentire bene. E più fai buoni pensieri e più ti sentirai bene, in una continua spirale positiva. Non solo pensare bene, ma anche fare il bene ci fa solo bene: compiere un gesto, donare un sorriso, dire una parola fa stare meglio prima di tutto noi stessi, ci riscalda l’anima. E ci sentiamo migliori.

Questo è il fuoco che si risveglia dentro di noi. E questo fuoco si attizza buttando via i vecchi stracci, cioè cambiando le nostre vecchie abitudini mentali, quelle che ci fanno agire o reagire sempre allo stesso modo, senza riflettere. E cominciando a guardare le cose in un altro modo, mettersi nei panni degli altri, avere occhi diversi. Questo è risvegliarsi e svegliare il fuoco dentro di noi.


“ Questa è la purificazione: il fuoco cosmico, che non è altro che lo Spirito Santo, brucia e ci protegge, protegge il nostro spirito nell’aria; brucia e purifica intorno a noi tutte le scorie, tutte le maldicenze, tutte quelle che possono essere le cose più brutte, lo protegge e ci rende liberi fino a che lo spirito, in quell’attimo protetto, può veramente comunicare con Dio!

Ecco il pensiero, il pensiero pulito che esce indisturbato: nessuno lo può offendere, nessuno lo può fermare. È meravigliosamente protetto! Pensate, quanto è grande questa cosa qui!

Perché noi si crede, si dà troppa importanza al corpo, al danaro, ma noi siamo molto di più del danaro, siamo molto di più di un corpo, noi siamo molto di più di espressione viva, di quello che si può essere giorno per giorno: noi siamo espressione di spirito! E se lo spirito è luce, lo spirito è fuoco, il fuoco che non consuma, che non corrode, ma tutto purifica e tutto rende immortale e bello!” (Neri 12.10.91 su 5.10.91)






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