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Domanda n.47: " reincarnazione e metempsicosi, quanta differenza!"

lunedì, 11 febbraio 2019

Domanda:
"Cara Maria, a volte in incontri o cene con amici e conoscenti cerco di introdurre i temi di Neri che ascoltiamo da te al Centro, e lo faccio per provare a risvegliare l'attenzione di qualcuno sulla spiritualità. Ma quando per caso parlo di reincarnazione, trovo quasi sempre qualcuno che mi ferma e mi dice che lui di queste storie di trasformazioni in animali e argomenti del genere, non ne vuole proprio sapere. Come posso fare per superare questo ostacolo?”

Risposta:
“Cara Mariella, non confondiamo la reincarnazione con la metempsicosi, perchè sono concetti totalmente differenti.

Intanto ripeto quanto dico sempre a tutti: noi non dobbiamo convincere nessuno di qualcosa perchè ognuno deve essere completamente libero di fare le sue scelte. Non possiamo spingere nessuno a capire, perchè non capirebbe: per lui sarebbe troppo presto. Il seme germoglia se il terreno è pronto. E il Maestro viene quando l'allievo è pronto. Noi dobbiamo solo mettere a disposizione di chiunque il grande patrimonio di insegnamenti che ci è stato donato tramite Neri dai maestri e dalle guide.

Quanto alla tua domanda ti riporto quello che si trova scritto nell'autorevole Dizionario di Filosofia Treccani: “Metempsicosi, (dal greco “metempsicòs en psichè” trasferimento dell'anima) è una credenza religiosa dell'Induismo secondo la quale, dopo la morte, l’anima trasmigrerebbe da un corpo all’altro, anche in animali, fin quando non si sia completamente affrancata dalla materia. Originaria dell’antica India e attestata già nelle Upaniṣad (antichissimi testi sacri indiani) questa dottrina fu accettata in parte e perfezionata dal Buddismo. In Occidente questa dottrina si ritrova negli Orfici, e da qui è poi passata nella filosofia greca, per la quale però non termina, come nel Buddismo, con l’annientamento dell’individualità umana, ma con il trionfo completo dello spirito sulla materia. Questa dottrina era professata in ambito pitagorico, attestata da Empedocle, Platone e Plotino e, in ambiente cristiano, dai manichei.”

Tralascio il resto della spiegazione, aggiungendo solo che quella dottrina sosteneva che Pitagora aveva attraversato più vite, di cui egli era eccezionalmente in grado di ricordarsi: la sua anima aveva peregrinato in piante e animali, oltre che nei corpi di altri esseri umani.

Del tutto diverso è il senso della reincarnazione: l’anima umana non si incarna mai in una realtà inferiore, tanto meno in animali o in piante. Il ciclo delle vite di cui parla Gesù è un percorso di evoluzione, nel quale, come dice la parola stessa “evoluzione” (il contrario di “involuzione”), si va sempre avanti, migliorandosi (al massimo, se uno sbaglia, si ferma, ma non torna indietro), la sua grandezza consiste nella convinzione che l'essenza divina è nell'uomo da sempre, la scintilla divina, e che, attraverso un ciclo di rinascite in cui ad ogni reincarnazione segue un auto-giudizio sul proprio comportamento, l'anima alla fine del percorso evolutivo personale si libera del proprio ego e di tutto ciò che è materia.

L'essenza del misticismo occidentale (sia quello ebraico predicato alle origini dagli Esseni di Qumran, sia quello cristiano gnostico derivato dagli insegnamenti di Gesù, e durato per oltre mezzo millennio) consiste in un atteggiamento spirituale, con conseguente pratica di vita, che raggiunge una forma di conoscenza superiore della realtà, e che va oltre le divisioni delle religioni tendendo all'unione con il Divino mediante il lento e graduale annullamento della personalità.

Tutti i più grandi mistici e decine di sapienti hanno ricordato che l'anima è immortale e contiene lo spirito divino. Il “regno” di cui parla Gesù è dentro di noi, è il Sè divino, e va cercato dentro di noi. “Gesù diceva:”Beato colui che E' prima di esistere. In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono” (Gv 8,58). Se tutti fossero coscienti di questo, non esisterebbe più alcuna forma di dualità.

Quando siamo pronti a comprendere, possiamo incominciare il cammino della nostra personale trasformazione, superando i difetti del nostro ego e gli errori un poco alla volta. E' questo il senso della vita. Per questo siamo sulla terra. Questa è l'evoluzione attraverso le reincarnazioni.

E questo percorso, che Neri ha definito “sassicoso” è individuale, nessuno può farlo al posto nostro. In questa nostra lenta trasformazione dalla materia allo spirito, in questa evoluzione a livelli sempre superiori di coscienza, nessuno può aiutarci (salvo le nostre Guide, ovviamente). E il cammino da fare è così complesso (pensa solo alle mille tentazioni ed ai meandri del nostro inconscio) che non possiamo completarlo in una sola esistenza, ecco perchè ne occorre un ciclo.

A chi chiedeva “ma quante vite ci vogliono?”, Neri rispondeva: “Tanti dicono: 'Ci vogliono sette reincarnazioni!' Un altro dice: 'Ce ne vogliono cento!' Non è vero nulla! Basta fare una vita come San Francesco che si bruciano tutte le nostre reincarnazioni! C’è chi ne fa duecento e chi ne fa venti; non c’è una regola fissa, non è come a scuola dove per forza devi fare cinque anni di elementari, poi le superiori e via e via! no! Qui, noi dobbiamo arrivare a raggiungere una forza superiore… la forza di riconoscere gli sbagli che abbiamo fatto. Fino a che uno non riconosce che ha sbagliato non fa evoluzione! perché? non è tanto perché ha sbagliato, ma perché lui non sa di avere sbagliato, anzi gli pare di avere ragione. Perciò solo quando noi saremo consapevoli di questo cominceremo a fare evoluzione.” (Neri approf. 15.6.94)

Puoi leggere, sulle reincarnazioni, questa spiegazione del Maestro, interessante per il suo parallelo con il bambino, perchè, come ci ha insegnato Gesù, all'innocenza ed alla purezza del bambino dobbiamo in fondo ritornare.


“Il Maestro insieme a noi rivive tutte le nostre vite passate. Lui è stato con noi fin dall’inizio, non ci ha mai abbandonato. Le ha riviste e ce le spiega.

La nostra prima reincarnazione: un vuoto assoluto. L’essere umano, lo spirito dentro questo guscio umano, non si rende conto della sua vita terrena: egli è sperduto dentro di sé. Non sa quello che fa, non sa quello che pensa, non sa cosa farà, non si rende conto neanche dell'importanza della sua immortalità, che lo porterà alla conoscenza.

È solo nella seconda reincarnazione che lui comincia a rendersi conto della sua evoluzione, della venuta sulla terra per cominciare a fare il suo cammino terreno. La sua conoscenza si è svegliata al tempo di Roma, ma la conoscenza vera, quella vera è oggi, è qui, dove ognuno di noi si sente veramente consapevole e partecipe.

La terza reincarnazione, rappresenta il bambino piccolo che comincia ad andare a scuola: conoscendo, incomincia a vivere ed a conoscere la vita, ma una vita ancora semplice e senza sacrifici materiali.

La quarta reincarnazione è la più importante, perché è figurata come un bambino che ha imparato a scrivere ed a leggere, perciò incomincia a conoscere il significato della parola, della vita. Incomincia ad amare, a soffrire, a piangere, a capire, a rendersi conto che la vita è dolorosa, così come si presenta giorno per giorno. Il vero risveglio dell'anima comincia proprio dalla quarta reincarnazione in poi, perché l’anima già evoluta comincia a rendersi conto di quello che è il bene e il male. Con la sofferenza di giorno per giorno, comincia a prendere coscienza di quella che è veramente la sua personalità.

E allora ecco che viene aiutato e coccolato, come dire: ‘‘Basta, hai sbagliato, nessuno ti condanna. Vai e non sbagliare più!’ Viene coccolato, amato di più, perché è più cosciente che esiste il bene. Perciò facendo dl male la sua sofferenza è tremenda. È quella sofferenza che lo schiaccia, a momenti proprio si sente soffocare!
Lo sbaglio di Giuda non fu il tradimento verso Gesù, lo sbaglio di Giuda fu l’impiccarsi, (Gesù, come aveva perdonato tutti, avrebbe perdonato anche lui, giacché era scritto che doveva succedere). Perciò lui non era altro che un tramite. Però non superò questo dolore. Faceva parte del suo karma che lui doveva tradire Gesù, ma non che dovesse uccidersi.

La più grande evoluzione è dire: ‘Sì, ho sbagliato!’ senza avere la presunzione di stare zitti. Se uno non riconosce il proprio sbaglio e non ha il coraggio di dirlo, non fa evoluzione, rimane fermo un po' nel posto dove si trova!

Nella quinta reincarnazione, è figurato il bambino già adulto, che intraprende la vita, cerca di conquistarla, di farla sua e di conoscerla. Questa è la reincarnazione più pericolosa, in quanto ora conosce il vero pericolo, quello in cui il bene ed il male sono ben distinti, e lui è consapevole di quello che sente e prova. È forse la sua vita più combattuta tra il bene ed il male, perché è veramente cosciente di ciò che egli ha.

Ecco perché nessuno viene condannato, ecco perché Dio non ci condanna, ecco perché al nostro trapasso, quando saremo nel nostro luogo di riposo, noi giudicheremo le nostre azioni e ci sapremo autogiudicare! Perché questo? Perché saremo coscienti di quello che abbiamo fatto, perché alle prime reincarnazioni qualcuno ci ha insegnato: ‘guarda tu hai fatto bene’ o ‘tu hai fatto male’.

Nella sesta reincarnazione molti cominciano ad avere vinto, dopo dure lotte, tutta la parte fisica, materiale e acquistano padronanza di una propria scelta, vissuta, conquistata. Essi cominciano a dire ‘Io Sono.’

E questo li rende importanti davanti agli occhi umani, ma soprattutto importanti alla Vibrazione della vista divina. Essi si sentono padroni di sé stessi, una padronanza che li rende liberi.
La settima ed ultima reincarnazione è il bambino che tutto sa, perché rimane bambino, in quanto la sua conoscenza lo rende limpido, puro, innocente; lo rende del tutto consapevole, vittorioso. Egli può liberamente vivere una vita senza tanti travagli. I desideri del benessere terreno spesso li rifiuta fino dall’inizio della sua settima reincarnazione.

Io non voglio dirvi a quale reincarnazione, a quale piano evolutivo voi appartenete. Imparate ad essere umili come bambini innocenti, e sapienti come i bambini più evoluti, che nel sorriso provano la bellezza della gioia. E quando si arriva alla conoscenza dell’attuale esistenza, si mette a frutto l’esperienza di sofferenze avute, di gioie avute, di pensieri conquistati e vinti, di eterna bellezza che è dentro ognuno di voi. Io vi dico che allora voi cominciate veramente ad essere ed a mettere a frutto ciò che avete ricevuto!”

Neri approf. 21.3.90 su riv. 7.3.90)

Campana
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