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Domanda n.58: La "bellezza infinita" del sacrificio.

sabato, 9 novembre 2019

Domanda:
Cara Maria, non so più cosa fare, sono piena di problemi, spesso mi prende un nodo alla gola perchè non so come affrontare tutte le noie quotidiane, i rapporti difficili con gli altri, con me stessa, con i problemi da risolvere, i tanti dubbi, le ansie...a volte mi viene da piangere! Insomma la sofferenza è tanta e non riesco a vedere in tutto questo la strada da seguire, non riesco a trovare quel segno divino di cui tu ci parli sempre nelle tue risposte. Ho bisogno di un tuo conforto, Maria!

Risposta:
Cara Lucia, l'evoluzione si basa sul sacrificio. Tutta la nostra giornata si basa sul sacrificio, per andare al posto di lavoro, per lavorare, per accompagnare i figli a scuola, per stare dietro alle vicende di ogni giorno, per i mille problemi terreni. Ma è un sacrificio che deve essere compiuto con gioia, con amore (del resto anche l'amore è sacrificio).

Sacrificio vuol dire rendere sacro. Un tempo era il rito che si faceva per rendere sacro un qualcosa come dono propiziatorio alla divinità. Oggi il sacrificio consiste nel rinunziare a qualcosa per uno scopo. Per noi, che siamo ricercatori dello spirito, significa rendere sacro il nostro gesto, donandolo a Dio. Così facendo non sentiamo più il peso del sacrificio, ma al contrario ne intuiamo la profonda bellezza.

Il Maestro ci dice che "niente può esistere senza il sacrificio, nulla si ottiene senza il sacrificio, nulla si può avere così, semplicemente, come l’uomo che può ottenere tutto. Egli ottiene tutto solo se è pronto al sacrificio…" (9.10.91). E quindi questo sacrificio deve essere gioioso: io rendo sacro il mio gesto dedicandolo a Dio con gioia. Non devo sentire il peso di questo sacrificio, perchè lo consacro a Lui.

Così noi nel sacrificio accettiamo la sofferenza del nostro karma, che ci riporterà alla conoscenza dentro di noi e alla bellezza infinita intorno a noi.

Questo è il punto centrale: l'essenza della sofferenza è la mancanza della luce, perchè l'anima all'origine ha conosciuto la luce e dopo, costretta a vivere dentro un corpo, soffre per la sua mancanza. L'anima ha bisogno della luce, però si adegua al corpo perchè ci fa fare evoluzione (e questo avviene per tutti, anche per coloro che sono inconsapevoli).

Attraverso la meditazione ("il silenzio") e la sofferenza del karma ("il sacrificio") riscopriamo in noi la verità che è sempre stata dentro di noi ("la conoscenza"). E questo percorso ci porta infine a ciò che tutto racchiude, cioè che siamo immersi nell'universo, rientrati nella creazione divina, in quella che il Maestro definisce la "bellezza infinita dell'origine del proprio io".

Dio non obbliga nessuno a fare sacrifici ed a soffrire, non si deve agire per "timor di Dio", perchè Lui è amore e libertà. E' l'essere umano che sceglie di soffrire per fare evoluzione, e il sacrificio quotidiano ha lo scopo di ricondurci piano piano a casa, alla Luce. La sofferenza come lontananza dalla luce è finalizzata alla sua riconquista. Il Maestro lo spiega bene in questa rivelazione, seguita da un approfondimento di Neri che risponde proprio alle tue domande:



"La pace sia con voi. Ecco l’uomo… ecco l’uomo… l’ora si compie! Nella sua triplice azione di svolgimento della verità evolutiva, la quarta li racchiude, li completa, li esalta.

• La prima è la legge del silenzio.
• La seconda è la legge del sacrificio.
• La terza è la legge della conoscenza.

Nella prima legge l’essere umano deve accettare questa grande Verità nel silenzio più assoluto dell’anima sua, che diventa anche concentrazione. Silenzio e concentrazione fanno parte della vita quotidiana dell’uomo.

Dopo viene la legge del sacrificio: nella vita egli deve accettarla come karma, il karma prodotto dalle stesse sue azioni, il karma che lo porta in una strada nuova; con la veste nuova, lo porta verso la grande Luce, quella Luce che lo distingue, quella Luce che lo fa essere l’uomo sapiens, l’uomo meraviglioso che il sacrificio ha forgiato e reso bello, ha reso intelligente, ha reso libero dei propri pensieri e della proprio vita.

Niente può esistere senza il sacrificio, nulla si ottiene senza il sacrificio, nulla si può avere così, semplicemente, come l’uomo che può ottenere tutto. Egli ottiene tutto solo se è pronto al sacrificio, unica meta meravigliosa, bella, che riscatta da tutto. E avviene questa metamorfosi, avviene questa grande trasformazione nell’essere umano che, purificato per avere subito il sacrificio, trova questa liberazione.

Quando ha raggiunto questo stadio, egli non si preoccupa più di cosa dovrà accadere, non si preoccupa più di cosa dovrà succedere perché egli è già a contatto con la sua stessa espressione. Pensate, a contatto con la sua stessa espressione, dove lui solo, a contatto con se stesso, vibra interiormente e acquistando conoscenza, egli scende, scende dentro di sé. Non è breve il cammino. Egli deve scendere per trovare, riaffiorate nell’intimo del proprio spirito, quella sua stessa somiglianza, quella sua stessa verità, quella sua stessa conoscenza che aveva dimenticato, ma che sapeva di possedere. E tutto gli viene rivelato così, come in un libro aperto.

Egli si ritrova, non più solo con se stesso, ma si ritrova nella sua piena integrità; per integrità intendo dire con l’universo intero. Ecco perché la quarta azione racchiude tutto questo sacrificio, silenzio e amore.

Ripeto allora: il silenzio è meditazione. Poi, il sacrificio: calvario e intuizione arrivano allo stadio meraviglioso di un mondo nuovo. Terzo: arriva alla sapienza, alla rivelazione, a questa grande immersione del proprio io interiore per ritrovare se stesso, per conoscere la Verità. Quarto: racchiude tutto, e porta dall’interno all’esterno la sua vera identità di figlio di Dio.

Egli non è più solo, ma è nella grande Rivelazione, la Rivelazione di una conoscenza che egli ha sempre posseduto. E la conoscenza lo porta a esternarsi dal proprio io; dal proprio spirito interiore egli si eleva e trova la bellezza infinita dell’origine del proprio io.

E allora io dico a voi tutti, fratelli Miei, non parlate tanto, parlate meno, e nel silenzio della vostra vita meditate, e nel sacrificio accettate la sofferenza del vostro karma che sarà rivelatore di conoscenza e di bellezza infinita.

Immergetevi allora nel vostro io, affinché ognuno possa riconoscersi e riconoscere lo spirito che gli appartiene, poiché questa cecità lo ha reso muto e sordo. Ma se vi immergete nel vostro io e siete a contatto col vostro spirito, vi accorgerete che una scia luminosa che parte da voi e dalle vostre mani, si allarga al cielo nell’infinito spazio, ed avrete la bellezza della conoscenza. L’elevazione del vostro spirito che sale, l’elevazione del vostro spirito che si confonde per la prima volta fra le lacrime ed i sussurri di tanti altri che vorrebbero come voi salire in alto, vi fa trovare la libertà del vostro essere.

E allora non ci sarà più l’io interiore, ma esisterà solamente l’io esteriore appartenente al tutto, nella grande bellezza di un’unica unità di spirito: la grande bellezza della Verità. E nella Verità vedrete come in uno specchio il brillare dei vostri occhi e del vostro cuore. Questo è l’inizio che non è una fine. E se nella vostra sofferenza voi soffrite, alzate gli occhi a Dio e dite: “Mio Dio, ecco l’uomo… che tutto si compia!”

Ecco l’uomo che si rivela e si apre, si consuma alla misericordiosa fiaccola della Verità poiché tutto brucia intorno a noi. E se sentite il bruciare delle vostre membra, dovete solo dire: “Dio è dentro di me!” O Signore, ecco, nelle Tue mani io raccomando l’uomo, che non è di carne e di ossa ma è l’uomo fatto in spirito che si consuma per Te. Ecco il Mio Spirito, tutto si compia. Fratelli Miei, spirito del Mio stesso Spirito, luce della Mia Luce, Io vi saluto in eterna armonia. Pace a voi."

(Il Maestro 9.10.91)


“Il Maestro dice: ‘La prima è la legge del silenzio,’ ma cosa significa silenzio? Silenzio significa accettazione. Silenzio significa essere umili. Silenzio è quello che non giudica. Silenzio è quello che cammina piano, piano, perché egli non vede e non può vedere il bagaglio degli altri, perché ha già tanto bagaglio di suo, ed egli cammina nel silenzio più assoluto nella sua vita e sa che deve stare zitto. Zitto nella sua accettazione. Zitto nella preghiera. Zitto nel giudicare. Zitto nell’amare. Zitto nel sentire. Zitto nella verità che vede e che non può dire. È la persona che sa contenere se stessa nel silenzio interiore.

Egli si può riconoscere e si può sentire perché sa di avere questa grande bellezza divina dentro di sé; egli è nel silenzio perché nel silenzio può meditare, nel silenzio può parlare solo con Dio. Non può vedere gli altri, perché sa che quelli che lo circondano lo devono seguire in silenzio, senza giudicare, ché troppo spesso si fa volentieri. Ma questa è la prima cosa importante: nel silenzio assoluto di me stesso, io sento parlare tante parole belle, e nel silenzio le sento e le ascolto con armonia divina.

La seconda è la legge del sacrificio. Il sacrificio di portare avanti anche una cosa spirituale così, saperla portare e non sentire il sacrificio, perché chi soffre e sente il sacrificio non ha compreso niente! Perché deve essere gioia dentro di noi e non si deve sentire il sacrificio, pur facendolo il sacrificio, perché il sacrificio che portiamo dentro di noi deve essere vita. Ecco la vita!

Io devo fare... con sacrificio, perché senza non ci sono meriti, è solo nella sofferenza che posso dire veramente: ‘Io ho acquistato una parte di bellezza infinita’ ... piano piano e sempre nel silenzio e facendo tanto sacrificio.... perché è proprio questo sacrificio che ha fatto Gesù sulla croce, che hanno fatto i Santi, che hanno fatto tutti gli esseri sulla terra che hanno saputo accettare la bellezza infinita di quel sacrificio che diventava amore, a poco a poco lo sentivano, e questo amore si consumava dentro di loro e questo sacrificio diventava bellezza infinita!

Oh! ecco, io non sento il mio sacrificio, perché questo sacrificio l’ho consacrato a Dio. È questo sacrificio che mi fa essere un uomo felice... ché io non vivo, non sento, non parlo, non mangio, non respiro perché sono troppo preso dalla bellezza dell’azione che devo fare, che questo sacrificio mi scivola via dalla mano.

E allora non sento più camminare, non odo più i passi, non sento più i miei piedi che si muovono, non sento più le gambe affaticate e le ginocchia che si piegano, non sento più il dolore alle braccia o alle spalle, non sento più la pesantezza alla testa, non sento più quel nodo alla gola che mi stringe e vorrebbe farmi piangere, perché io trasformo il sacrificio in amore.

E allora dirò: “Padre! Padre mio, non è sacrificio! perché sarebbe offesa, sarebbe una cosa brutta dire: ‘Oh, quanto io soffro nella vita! Quanto è dura questa vita! Oh, quanto è pesante questa cosa che faccio o sento!’ no! Ma è il sacrificio che mi rende bellezza divina, è il sacrificio che mi fa sentire veramente un uomo; è il sacrificio che mi fa dimenticare il mio proprio essere, perché la mia mente non dovrà più sentire le sensazioni umane del corpo e di ogni giorno che passa, ma io devo sentire solo la bellezza di un respiro, di un’aria dolce che entra dentro di me come l’alito del paradiso! Devo sentire questa vibrazione che io respiro ed entra dentro di me, e per conquistarla so che devo avere il sacrificio: è il sacrificio della mia evoluzione.

Ma finché l’uomo si farà stanco delle membra e farà vedere la sua faccia affaticata e dirà a tutti: ‘Quanto soffro per questo mio sacrificio!’ Egli sarà distante dalla volontà di Dio, sarà distante dagli uomini che capiscono la verità divina, perché chi soffre veramente deve sorridere, perché deve sentire quell’armonia interiore che lo fa diventare veramente un essere unico, un essere palpabile, un essere vero!

Ecco la legge della conoscenza. Perché se noi arriviamo ad essere esempio di virtù nella sofferenza del sacrificio, noi vediamo la conoscenza; e questa conoscenza non dobbiamo più soffrire per ottenerla, essa viene da noi, davanti a noi, parla alla nostra mente, la nostra mente si apre ed entra nella contemplazione più assoluta, perché la conoscenza che solo Dio ha, si rivela a noi nella sua grande bellezza infinita.

Questa sua sofferenza… l'essere umano a poco a poco la vince e si sente pieno di vita, immerso nell’universo, egli si sente vivo e si trasforma... entra profondamente dentro di sé perché sa che dentro di sé egli trova la vita e trova l’Amore!

Allora non ha più paura di se stesso. Non ha più paura di morire, non ha più paura di cosa gli dovrà succedere, perché egli è già a contatto con la Verità, e chi è a contatto con la Verità non deve temere, non può soffrire, non sente, non parla, si trasforma: egli è Vita! Una piccola fiammella di luce che brilla dentro di sé e la trova, la trasforma e insieme a lei esce felice per entrare nella creazione divina."

(Neri approf.16.10.91 su 9.10.91)
Campana
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