Accettazione
Chi è in cammino -sul nostro “Sentiero” oppure sul diverso percorso che avrà scelto- dovrà, attraverso la meditazione e la preghiera, trovare in sé la forza (si può chiamare “intenzione”) di accettare le sofferenze e i dolori che gli capitano.
A quanti di noi è scappato detto: "Signore, proprio a me doveva toccare tutto questo? Ma cosa ho fatto di male?" In quel momento non ci rendiamo conto che siamo stati proprio noi ad avere scelto quelle situazioni dolorose come prove. Le prove che incontriamo non sono altro che il karma scelto per fare evoluzione in questa vita. Come Gesù è sceso in terra per "bere l'amaro calice poco a poco", così anche noi dobbiamo bere l'amaro nostro calice un pò tutti i giorni. E' questa l'evoluzione. Anche i santi hanno avuto le loro prove, e hanno sofferto.
Alcuni di noi arrivano persino a dire: “Signore, non ce la faccio più..!” Non è così. Le prove che ci danno (o meglio, che noi abbiamo scelto) sono sempre prove che possiamo sopportare. Nessuno ha davanti prove insuperabili. Con il tempo tutto si supera, dipende solo da noi. A volte non basta questa vita per superare una prova e allora sarà necessaria un'altra vita per superarla. Ma prima o poi, se si vuole (ecco l'intenzione), ce la faremo. Come? Prima di tutto con l'accettazione.
Occorre chiedere aiuto, occorre pregare perchè le nostre Guide ci diano la forza di accettare le prove scelte, di "bere l'amaro calice", di portare in fondo quello che abbiamo scelto per questa vita.
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Dal libro “La Parola del Cuore” (Ediz. Bastogi, pag. 140 ss.) (scaricabile gratuitamente dal sito):
Ed ecco che allora appare subito netta la profonda connessione tra umiltà e accettazione. L'essere umano non è portato ad essere umile, basta poco perché scatti in lui l'ira prepotente per qualcosa. Chi è sul “Sentiero” dovrà, attraverso la meditazione e la preghiera, trovare in sé la forza (si chiama “intenzione”) di accettare piano piano quelle che crede essere ingiustizie subite. O meglio che lui “ritiene” di avere subito, perché non è stato capace di mettersi nei panni dell'altro, non ha cercato di evitare che scattassero le sue reazioni istintive, non si è reso conto che spesso è lui, con i suoi pregiudizi e le sue scelte, la causa di quelle azioni che chiama soprusi.
Cascherà una volta, due, cento, poi, grazie alla forza di volontà, si rialzerà e avrà fatto un passo avanti nell'accettazione dell'altro:
“In questo attimo Io penso a voi, e vi vedo come una grande quercia, non ancora forte, non ancora solida, ma vi vedo ancora vacillanti nei vostri pensieri, nelle vostre azioni, nelle vostre tribolazioni quotidiane, tribolazioni molte volte sofferte, causate da voi, dal vostro libero arbitrio, per vostra libera scelta, poiché molti ancora non sanno conoscere il proprio io, non sanno conoscere la Volontà divina. In questo ci vuole umiltà, la grande umiltà di accettare tutto. Ma molti di voi sono sordi agli Insegnamenti dei Maestri e rimangono acerbi interiormente, e nonostante l’umiltà che insegna di saper accettare tutto con rassegnazione e amore, fanno sfogo di ire prepotenti, ire che non sono certo belle a sentire o vedere.”
(Il Maestro 16.3.88)
Anche questa è una porta stretta, difficile da attraversare. Il Maestro ci insegna con parole mirabili che non è facile accettare, ma che da qui si deve passare:
“Non è facile accettare, non è facile obbedire, non è facile donarsi. È facile donarsi a chi ci vuole bene! Oh, come è bello, come sono brava, perché io ho donato tutto a chi mi vuole bene! Provate a donarvi a chi non vi ama; provate a donarvi a chi vi odia; provate a donarvi al Padre, che tante volte credete non vi senta! Già questo immenso sacrificio vi logora il cuore, ed allora pensate all’umiltà di chi tutto può e tutto accetta: nulla e niente fa per difendersi, ma aspetta che ognuno di voi possa donarsi completamente. Egli accetta e aspetta, e l’anima, consapevole, piena di forza e dello stesso potere divino, sa che il primo patto di amore è l’accettazione.
Questo è dato ad ognuno di voi affinché quella vostra dualità, quel vostro modo di esprimervi, molte volte volgare, trovi l’assopimento delle proprie reazioni: essere calmi e donarsi, pur sapendo di aver ragione. Questa è la più grande evoluzione che l’essere umano può fare.
Oh, quanti di voi in questo giorno hanno detto: “Ma ora mi farò le mie ragioni: sarà bene che dica questo e quello! È bene che sappia…” Sciocchi! Quando avete fatto questo proposito vi siete già condannati, vi siete già attirati sulle spalle una nuova croce, la croce della vostra superbia! Perciò imparate l’umiltà, come d’altra parte è nella vostra natura: l’umiltà che tutto dona e tutto accetta, senza chiedere niente in cambio. È facile, ripeto, amare chi ci ama; ma quanto è più grande donarsi a chi ci odia!”
(Il Maestro 18.5.88)
Accettare i difetti altrui, questa è davvero la più grande manifestazione di umiltà. Luigi fa un esempio concreto in tal senso, citando il caso di un diverbio (non lo vuole chiamare scontro) e suggerendo un modo di uscirne che sia utile al nostro percorso:
“Considerando che uno abbia un difetto, lo hai già giudicato. Allora, per fare evoluzione tu devi superare il difetto del tuo fratello, come il fratello deve superare il difetto tuo. Voi siete qui con tanti difetti diversi proprio perché dovete superarli: è questo lo scopo maggiore! Se non sapete superare i difetti, come fate a volervi bene? Come fate a dialogare? Dov’è allora quell’amore fraterno? Dov’è allora quella scintilla divina che vi illumina? Voi parlate con la mente del corpo, ma dovete parlare con la mente dell’anima! È questo che vi deve rendere liberi e vivi.
Quando parlate ad un fratello o fate tra di voi un dialogo – così lo voglio chiamare, non scontro – dovete essenzialmente lasciare il corpo e parlare con la mente dell’anima, e dire: ‘Se io avessi fatto una domanda simile, come reagirei?’ Se non sapete non reagire, se non sapete sopportare i vostri fratelli, come fanno gli altri a sopportare voi? In quanto ad essere sinceri, bisogna essere sinceri, sia che uno sbagli o dica la verità! Guai a quel fratello che si offende! Perché essere permalosi è già un grosso difetto evolutivo.
Chi è tanto permaloso non ha l’umiltà. Per arrivare all’umiltà non bisogna essere permalosi. Che fate allora se vi viene detto qualcosa e siete permalosi? Rispondete peggio o date un pugno? No, è proprio qui che, se vi rendete conto di essere umili, dovete accettare quella parola brutta del fratello; magari correggerlo molto bonariamente, affinché lui comprenda che non deve più parlare in quella maniera, o meglio ancora se glielo dice un altro fratello e gli fa capire che ha parlato male. Siccome devi fare evoluzione con lui, lo devi accettare, perché lui a sua volta dovrà accettare un tuo difetto.
Vedete, ognuno di voi accusa l’altro – in separate sede – di un difetto che ha; ma l’altro – in separata sede – accusa voi di un difetto che avete. E allora dovete chiudere questa parentesi, voi dovete essere umili, umili, umili!”
(Luigi 19.6.85)
Questa è una lezione potente: parlare con la mente dell'anima. Noi siamo sulla terra con tanti difetti diversi proprio perché dobbiamo superarli: è questo lo scopo principale nell'evoluzione. Se non sappiamo superare i nostri reciproci difetti, come facciamo a volerci bene? Come facciamo a dialogare? Dov’è allora l’amore fraterno? Dov’è la scintilla divina che ci illumina?
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Brani tratti dal tascabile “Accettazione” (scaricabile gratuitamente dal sito):
S.Chiara, rivelazione senza data del 1980 Accettare le prove giorno per giorno
“Non pensare mai, devi avere fede. Questa cosa che ti è capitata devi accettarla con l’amore più grande, come una prova, anche se era una prova a te non destinata. Ma sai che le prove che ci vengono date in aggiunta, hanno maggiore valore? Pensa, per portarti un piccolo, modesto esempio, chi sceglie di avere le sue poche ore di giorno lavorato, attende la sera la sua ora per arrivare a fare festa e dire che il suo giorno è finito, e che la sua prova giornaliera l’ha raggiunta.
Pensa figlio, ti è stato dato un po’ di peso in più; tuo malgrado l’hai accettato, hai continuato ad avere la tua fede. Per questo sarai premiato maggiormente, basta che ognuno, e vale per tutti… qualsiasi cosa vi succeda nella vita accettatela, anche se tante volte dite che non è giusto.
Anche il Figlio del Padre non era giusto che morisse sulla croce, ma seppe accettare, seppe dare. Voi tutti dovete accettare, giorno per giorno, queste prove che avete scelto e tutte quelle che vi vengono date dal libero arbitrio di tante persone. Dovete essere molto sereni e dire: “Io sono nelle mani del Padre, Lui non mi può ingannare, Lui non mi può abbandonare.”
Tutti allora dovrete dire: “Oh, Signore mio, eccomi a Te. Ti offro le mie miserie giorno per giorno; pensa Tu a guidarmi e dammi quella forza necessaria per poter camminare in questa vita, affinché io possa ritrovarTi nella Luce più grande.”
Allora, quelle che sono state le prove, anche le più disperate, diventeranno solo niente. Ti accorgerai che è niente di fronte all’Amore divino.
Io ho saputo sacrificare il mio orgoglio, anch’io ho saputo sacrificare il mio amore. Tutto tornerà, piano, piano; quello che io posso dirti, è che Chiara ti saluta, ti aiuta, ti abbraccia, è con te, vicina, e sono vicina a tutti voi fratelli. Siate benedetti, io starò qui con voi e do il posto ad un fratellino che è qui che attende, aspetta.
(un fratello ringrazia Chiara e lei aggiunge qualcosa)
Tu sii benedetto, figlio e fratello, però ricorda che il perdono è il più grande sacrificio che l’uomo può offrire a Dio. Sii imitatore di Cristo, Lui perdonò e disse: “O Signore, perdona loro, non sanno quello che fanno.” Se non saprai perdonare, non avrai, purtroppo, quelle grazie o le avrai in ritardo. Vivi con amore e serenità. Volete ancora farmi una domanda?
- Tu dici che bisogna sempre perdonare; è giusto nel mio caso?
“È sempre giusto quando si tratta di perdonare, è alla base di tutta l’evoluzione. Se non saprai perdonare, come farai a trovare l’equilibrio nella vita? Ti è necessario. Se qualcuno ti fa del male, allontanalo con amore e perdono, ma allontanalo; sappi però perdonare.”
Maestro Luigi, rivelazione del 19.06.85 Accettare I difetti altrui
“Non puoi capire se qualcuno ha un difetto o no, e considerando che ce l’abbia, lo hai già giudicato.
Allora, per fare evoluzione tu devi proprio superare il difetto del tuo fratello, come il fratello deve superare il difetto tuo.
Voi siete qui con tanti difetti diversi, ma proprio perché dovete superarli: è questo lo scopo maggiore! Se non sapete superare i difetti, come fate a volervi bene? Come fate a dialogare? Dov’è allora quell’amore fraterno? Dov’è allora quella scintilla divina che vi illumina?
Voi parlate con la mente del corpo, ma dovete parlare con la mente dell’anima! È questo che vi deve rendere liberi e vivi.
Quando parlate ad un fratello o fate tra di voi un dialogo, dovete essenzialmente lasciare il corpo e parlare con la mente dell’anima, e dire: se io avessi fatto una domanda simile, come reagirei? Se non sapete non reagire, se non sapete sopportare i vostri fratelli, come fanno gli altri a sopportare voi?
In quanto ad essere sinceri, bisogna essere sinceri, sia che uno sbagli o dica la verità! Guai a quel fratello che si offende! Perché essere permalosi è già un grosso difetto evolutivo. È inutile allora! Chi è tanto permaloso non ha l’umiltà.
Per arrivare all’umiltà non bisogna essere permalosi. Che fate allora se vi viene detto qualcosa e siete permalosi? Rispondete peggio o date un pugno?
No, è proprio qui che se vi rendete conto di essere umili: dovete accettare quella parola brutta del fratello; magari correggerlo bonariamente, affinché lui comprenda che non deve più parlare in quella determinata maniera.
Siccome devi fare evoluzione con lui, lo devi accettare, perché lui a sua volta dovrà accettare un tuo difetto.”
Luigi, rivelazione del 25.6.86 Il karma è sofferenza, va superato con l'accettazione
- Maestro, puoi spiegarci il karma di ognuno di noi?
“Il karma di ognuno di voi è quello che già voi conoscete. Avete conosciuto la sofferenza della terra, avete conosciuto le lacrime e il dolore, avete conosciuto il sudore della vostra fronte: come vedete nessuno è uguale all’altro, però venite ricompensati da gioie inaspettate, da vincite inaspettate, poiché chi sa accettare il karma, il karma che è solamente dolore, viene poi il momento in cui lui è ricompensato, è appagato da tante cose. Se lo sa accettare troverà la pace dentro di sé! Questo è il karma.
Poi, in cosa consiste? Nell’accettazione di tutto ciò che vi viene dato: questo è il superamento del karma, perché se a te viene dato dolore di diverse nature o dispiaceri di diversi modi di essere, li devi accettare offrendoli a Dio. Ecco: questo è il karma che ognuno di voi deve fare.
E questo conflitto che nasce in voi, va secondo come vi comporterete: se vi comportate male, sentite il dolore dentro di voi, il rimorso dopo aver fatto un’azione del male che avete compiuto; vi sentirete felici se avrete fatto un qualcosa di bello. Ecco la ricompensa, ecco la lotta interiore tra il male ed il bene: l’attrazione fisica, materiale, terrena; l’attrazione divina della vostra anima che vi chiama all’attrazione del vostro universo, del vostro cosmo, ché voi ne fate parte così viva!
Questo è il karma! Questo è tutto ciò che ognuno di voi sente e prova in ogni attimo della sua vita. Ecco perciò che il dolore, di qualsiasi natura sia, fisica, materiale o terrena, non sono altro che prove da voi stessi scelte prima di scendere sulla terra. Ma il vostro libero arbitrio lotta per il distacco, per allontanarsi da questa cosa di cui voi sentite il peso e sentite il dolore, ché non vorreste accettare ciò che vi disturba e vi dà dispiacere.
Ecco allora il fattore dell’anima Custode o vostra Guida, che vi accarezza e vi consola e vi dice: “Figlio mio, accetta il karma della tua vita, accetta questa tua sofferenza, perché solamente da questa tua sofferenza, ti puoi innalzare e fare evoluzione, purificare te stesso e la tua anima.
Vi è stato spiegato il perché del karma; vi è stato spiegato il perché del corpo più bello o più brutto; vi è stato spiegato il perché uno muore così giovane: è perché lui ha finito il proprio karma.
Voi avete il karma: non uno, sono sette i karma che voi dovete vincere ogni volta che venite sulla terra! Non vi è dato di vincerli tutti insieme.
Quali sono i karma? Una vita – e molte volte non vi basta – per vincere la lussuria; un’altra volta la sessualità; un’altra volta è l’attaccamento alle cose terrene; un’altra volta è l’ipocrisia, e via, e via, e via… Perciò voi potete nascere anche tre o quattro volte, fino a che non avete vinto uno di questi vostri difetti, perché dovete ritornare alla purezza di come eravate, poiché dentro di voi, dentro questa vostra materia, si nasconde un diamante così bello, che brilla e manda luce da ogni parte.
È come se un bellissimo diamante fosse tuffato nel fango: non potete dire che è fango, potete dire solamente che questo diamante è sporco, va solo ripulito.!”
Il Maestro, rivelazione del 18.5.88 Non è facile accettare
“Non è facile accettare, non è facile obbedire, non è facile donarsi. È facile donarsi a chi ci vuole bene! Oh, come è bello, come sono brava, perché io ho donato tutto a chi mi vuole bene! Provate a donarvi a chi non vi ama; provate a donarvi a chi vi odia; provate a donarvi al Padre, che tante volte credete non vi senta!
Già questo immenso sacrificio vi logora il cuore, ed allora pensate all’umiltà di chi tutto può e tutto accetta. Nulla e niente fa per difendersi, ma aspetta la vostra donazione, aspetta che ognuno di voi possa donarsi completamente. Ecco come l’anima si dona a Dio, volutamente nella propria prigione, come tanti Santi si sono donati sul calvario delle proprie sofferenze. Egli accetta e aspetta, e l’anima, consapevole, piena di forza e dello stesso potere divino, sa che il primo patto di amore è l’umiltà. Essa non si ribella, ma accetta volentieri il calvario della propria sofferenza, della propria prigione volutamente accettata.
Questo è detto ad ognuno di voi, questo è donato ad ognuno di voi affinché quella vostra dualità, quel vostro modo di esprimervi, molte volte volgare, trovi l’assopimento delle proprie reazioni: essere calmi e donarsi, pur sapendo di aver ragione. Questa è la più grande evoluzione che l’essere umano può fare, o meglio, lo spirito può fare.”
Il Maestro, rivelazione del 20.6.90 La sofferenza va accettata, è il risveglio della spiritualità
“EccoMi, eccoMi a voi, eccoMi a voi, eccoMi a voi. Io vi parlerò della trasformazione dell’anima materiale quando viene a contatto con la spiritualità.
Queste anime fortunate, dentro di sé, in questo loro risveglio, soffrono sulla terra. Questi esseri, viventi terrenamente, soffrono tutte le disgrazie, hanno quasi l’impressione che caschino loro addosso: tutto va torto, tutto, niente va bene. Allora si rammaricano, pregano il Divino affinché le salvi.
Queste preghiere fanno sì che il loro risveglio mentale umano, trovi conforto nel risveglio divino. E vagano sulla terra rammaricandosi all’una e all’altra, sorelle o fratelli che trovano nel loro cammino, raccontando loro le proprie disgrazie, la propria sofferenza; e nessuno le può aiutare, nessuno, dico, nessuno. E tutti dicono queste strane parole: ‘proprio a me!’… ‘proprio a me!’
Non è proprio a loro, come taluni di voi dicono così frequentemente, ma a tutte quelle anime che soffrono sulla terra. È il risveglio della spiritualità nel loro corpo umano.
Questa sofferenza, fa sì che loro si trovino a contatto con la spiritualità. Lì trovano il rifugio più idoneo alla loro natura; esse si sentono così debolmente colpite fino a non trovarne la pace interiore. Ma molte anime che hanno trovato la rassegnazione, o meglio la forza di poter sopportare le proprie disgrazie, a poco a poco, questa loro grande sofferenza umana sparisce e trovano quella pace interiore desiderata da tanto tempo. Però questo non può avvenire se non dopo avere sopportato e accettato il loro karma evolutivo.
Molte anime invece, non sentono il richiamo spirituale e quando sono messe alla prova della dura prova spirituale, esse imprecano, bestemmiano, si adirano e fanno esempi: ‘Quello sì, io no!’ ‘Ma guarda lui come sta bene, e io sto male!’ ‘Ma guarda quello là, quante cose ha, e io non ce l’ho!’
Questa loro disperazione materiale le porta a rinunciare alla prova terrena e tornano a fare quella vita, o meglio dire, viene loro tolto il karma e fanno un passo fermo nella loro vita, e rimangono nella loro incerta esistenza: né bene né male.
Altre famiglie, che hanno superato la fase critica, a poco a poco cominciano a fiorire, e la loro vita umana è circondata da gioie, denaro, un’esistenza facile: l’hanno superata ed hanno avuto il premio del benessere anche su questa madre terra. Che cosa avviene?
Queste famiglie così benestanti, fanno dei figli che non accettano il karma e vogliono di più. Si danno alla gioia sfrenata, a quella gioia piena di passione e di piaceri terreni che fa loro perdere tutto, ritrovandosi in miseria. Malediranno chi li avrà portati in quella maniera, ma le maledizioni cadranno su di loro poiché sono loro che hanno incitato, sono loro che hanno bestemmiato, loro che hanno maledetto chi le ha messe così, e non sanno, queste piccole sventurate creature, che lo hanno accettato loro di stare così, rinunciando al benessere per darsi ad una dissolutezza di materialità terrena. Perciò non fanno altro che imprecare sé stesse.
Le anime invece le più evolute, vengono circondate a poco a poco, aiutate, hanno il benessere come voi, che viene dato a poco a poco nelle vostre famiglie, premiati di una volontà e di un’esistenza che diviene serena.
Ma quanti poi di voi, una volta arrivati ad un certo benessere, lasciano la via spirituale perché non ci credono, oppure non gli importa più di questa loro vita? Non sanno che a poco a poco, non fanno che riperdere quello che con tanta fatica erano riusciti ad ottenere; riperdendo così tutto, la loro vita diviene misera, povera, senza più pace. Ecco perché è giusto il detto: ‘verrà dato a chi ha; a chi non ha, verrà tolto anche quello che crede di avere.’
Come vedete, fratelli Miei, questa vita spirituale terrena deve essere accettata e mai lasciata.”
Neri, approf. 27-06-90, pag.1 Perchè proprio a me?
"A nessuna anima è concesso di stare bene se prima non sta male, perchè proprio nel dolore terreno ella raggiunge il suo traguardo, traguardo spirituale tramite la sofferenza, quella sofferenza che noi chiamiamo evoluzione. Allora uno vede che tutto il mondo gli si rivolge contro e prova una grande disperazione e dice "perchè proprio a me?, perchè tutto deve succedere a me?"
Questa sofferenza gli fa dimenticare che esiste un Dio, gli fa dimenticare che questa sofferenza serve solamente per fare evoluzione. Dice "perchè proprio a me dai queste prove?". Invece non sa che queste prove ognuno di noi le deve portare sulla terra, prima o dopo. Questa sofferenza, questa prova non è altro che il raggiungimento dell'evoluzione.
Se questa sua disperazione fosse accompagnata da una preghiera verso Dio, questa disperazione verrebbe meno e non la si sentirebbe più.
Tutta la disperazione che uno prova in quel momento non la sentirebbe più, si trasformerebbe in una accettazione, l'accettazione del proprio dolore, l'accettazione della propria sofferenza, l'accettazione della propria evoluzione: Dio in quel momento è con noi!!!
Infatti, non ci sono mai date prove maggiori rispetto al peso che ognuno di noi può sopportare....
Accettando le nostre pene, accettando il nostro karma, qualunque esso sia, abbiamo il vantaggio dell'evoluzione spirituale. In un vecchio proverbio i latini si rallegravano del cattivo tempo perchè dopo veniva il sereno.
Così dopo una lunga sofferenza karmica sulla terra, noi abbiamo finalmente la gioia di sapere che dopo sorgerà il sole.
Queste nostre pene verranno a cessare perchè la nostra accettazione non sarà altro che l'evoluzione che ci farà stare bene, ci farà stare meglio, perchè abbiamo superato una prova."
Neri, approf. 21-12-91, pag.4 Perdona te stesso
"Il Maestro insegna: 'Perdona te stesso'. Io devo perdonare me stesso quando sbaglio, è in sostanza come il pentimento: 'Signore, io sono pentito, perdonami'. Dice il proverbio: 'Conosci te stesso e conoscerai l'Universo'. Io dico: conosciamo noi stessi, perchè se ognuno di noi conoscesse se stesso, si butterebbe in ginocchio e direbbe 'Dio mio, perdonami!' ecco la profondità.
Ma chi può perdonare me dei peccati che ho fatto, se non me stesso?
E se i peccati che ho commesso li devo pagare tutti, come fai allora a perdonarmi di un male che ho fatto quando poi io devo pagare lo sbaglio che ho commesso?
Se io rubo o uccido e vado in carcere, viene il prete e io chiedo perdono a lui, e lui mi perdona, io devo comunque scontare anche la pena. E allora in sostanza che cosa mi ha perdonato? Niente!
Perchè lo sbaglio che ho fatto lo devo pagare, perchè è una offesa fatta a Dio e a me stesso; perchè io, facendo del male, ho fatto del male alla mia anima, al mio spirito, e questo appartiene a Dio, perciò l'offesa è diretta a Dio. E allora devo chiedere perdono a me stesso per essere perdonato da Dio, che è la stessa cosa, la stessa vibrazione, la stessa energia.
Io sono energia, e nell'energia io vibro, nell'energia io sento il calore della Tua voce, ed in questa energia io Ti respiro, perchè sento l'amore mio che è in me, che non è altro che la Luce Divina che scende dentro di me. Perciò l'amore mio che è in me non sono io, ma è la Luce di Dio, l'Amore di Dio che è sceso dentro di me.
Allora quando si sbaglia chiediamo subito perdono a Dio e perdono a noi stessi: chiedere perdono a Dio perchè noi siamo la stessa cosa vibrante: allora chiediamo perdono a noi stessi."
Il Maestro, rivelazione del 14.10.92 L'essere evoluto ha una sola parola, il perdono
“La pace sia con voi. Come possiamo vedere se uno è nel giusto? Dalla calma del suo cuore, dall’accettazione, dall’esempio visivo. E allora sentirete che il vostro cuore si struggerà in amore e la vostra mente sarà piena di tenerezza e d’amore, poiché la Luce divina sarà in voi.
Allora Io vi dico, perdete la vostra personalità, offrite voi stessi, poiché nessuno vi toccherà. Potranno toccare il vostro cuore, il vostro corpo, potranno rubarvi delle lacrime, ma nessuno potrà rubarvi lo spirito che è dentro di voi. Nessuno potrà rubare l’intelligenza della vostra mente, poiché in quell’intelligenza Io Mi sono fuso nella vostra intelligenza!
Perderete l’aspetto, e l’essere evoluto a poco a poco diventerà androgino. Egli sarà l’esempio vitale e accetterà e porterà su di sé i mali del mondo; e tutto sarà bello poiché egli sarà l’esempio di se stesso e di chi lo amerà.
E allora Io vi dico, andate per il mondo; come pecore io vi metto alla mercé di questo mondo che è cattivo, di questo mondo che offende, che urla, che ruba, che uccide.
Parlate a chi vi vuole ascoltare, ma a chi non vi vuole ascoltare volgete le vostre spalle e scuotete i vostri sandali. Ed a chi vi ascolterà dite “la pace sia con te”.
Se vi offenderanno e vi faranno del male per amore Mio, offritelo a Me. Nessun uomo può essere il padrone dell’altro uomo, così lo spirito non può essere il padrone di un altro spirito.
E allora Io vi dico di unire i vostri cuori e le vostre menti, unitevi nell’esempio vitale della vostra energia, nella Mia energia.
Chi offenderà voi, offenderà Me, e chi offenderà Me, offenderà Colui che Mi ha mandato.
Ma voi, come pecorelle, portate la Mia Parola, poiché nella Mia Parola ci sarà la Mia presenza.
E allora, se porterete la Mia Parola e la Mia presenza, porterete la Mia Vibrazione.
E se porterete la Mia Vibrazione, voi porterete la Mia Luce.
E se voi porterete tutto questo, porterete il Mio perdono.
E allora, perdonate sempre chi vi offende, perdonate chi vi odia poiché l’essere evoluto ha una sola parola: il perdono di Dio.
Andate e perdonate come Io perdono a voi.”
Maestro Neri , approf. 04-02-95, pag.5 Accettare il bene e il male: il significato del perdono
"Se io voglio fare evoluzione, devo accettare il torto di quello che mi fa del male, va accettato, anche se una parte di noi, dentro, soffre e si ribella.
Ribellarsi molte volte è umano: non ribellarsi è divino... Ribellarsi quando uno viene colpito è naturale, questa ribellione è istintiva; è un istinto, quella parte della nostra dualità tra bene e male. E' l'istinto che si ribella e dà questa conseguenza, ma a mente calma non ci si ribella più. E' quell'attimo che viene istintivo.
Gesù non si è ribellato! Se non riusciamo ad essere come lui, cerchiamo di essere almeno come S. Francesco, come Yogananda...
Molti ricevono il male per fare evoluzione; molti ricevono il male per essere messi alla prova. E molti fanno il male per poi essere castigati e per risentire il male che hanno fatto, perchè non crediate che chi vi ha atto del male poi se la passi liscia!
La nostra grandezza, la nostra evoluzione è proprio di non soffermarsi a pensare al male fatto o ricevuto, ma di perdonare. Se noi non sappiamo perdonare che esseri evoluti siamo? Chi è quello di voi che non ha mai fatto un torto a qualcuno? E chi tra voi non ha ricevuto torti da qualcuno?
Siamo nella bilancia della vita, dove ognuno di noi accetta e dà! Accetta il bene e dà il bene. Accetta il male, ma non lo dà! Ma noi bisogna essere al di sopra di tutto questo, bisogna essere già un pochino più coscienti, perchè seguiamo una spiritualità che gli altri non conoscono.
Allora, se non sappiamo perdonare noi, che conosciamo ciò che si fa, come fa a perdonare chi non conosce queste cose? Uno arriva a dire: occhio per occhio, dente per dente! Perchè? Perchè non ha la ragione, non sa qual'è il significato del perdono.
Ma se noi crediamo nella reincarnazione, crediamo che veramente l'essere umano può essere perdonato, crediamo veramente che noi siamo esseri divini, crediamo veramente che noi siamo al di là di noi stessi, come l'aurea che lo spirito sprigiona, allora, figli miei, credetemi, anche le mie sofferenze vengono dal male della gente...
La nostra evoluzione, il nostro modo di essere e di andare avanti è la sofferenza. Dobbiamo perdonare proprio quelli che ci fanno del male: sta qui la grandezza di ognuno di noi."
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Dalla domanda n.10 del 29.11.2014 (Sezione “Domande e risposte”) L'uomo spirituale completo
Domanda: "Cara Maria, l'ultima tua risposta (quella sul pessimismo) mi ha fatto riflettere e trovo giusto aiutare la realizzazione dei buoni propositi con l'ottimismo. Ma basta questo per raggiungere una sensibilità spirituale? Basta uscire da noi stessi e collegarsi con la natura, con l'universo? Basta, come dice il Maestro, nella rivelazione sul pessimismo, "imparare ad amare, imparare a sorridere, imparare a guardare con occhi dolci tutti coloro che vi odiano, portare la parola d’amore" ?
Risposta: "Cara A., il Maestro spiega che essere caritatevoli e dare amore è un impegno verso i nostri fratelli, ma non basta; occorre un impegno anche verso noi stessi, ed è quello di sentire più in noi stessi il divino. Dunque, non basta fare del bene per istinto, va fatto con intelligenza. E l'intelligenza va sviluppata con la fede affinchè divenga pià grande e più vera. E questo è un percorso personale: Luigi esorta infatti a sviluppare la propria intelligenza per servirsi di più della fede che c'è in ognuno di noi.
Ecco che l'uomo così diventa un uomo spirituale completo. La differenza tra un essere umano e l'uomo spirituale è data dal fatto che il primo vive solo con se stesso, mentre l'altro sente di essere in contatto con la Luce e con la Vibrazione divine. Questa sua consapevolezza lo rende un uomo vero, un uomo non più appartenente solo alla terra, ma ancora non basta. Per essere davvero completo, l'uomo spirituale, oltre all'amore ed alla carità, deve sviluppare la propria intelligenza, sviluppare di più la propria natura divina, e dare sostanza ai propri gesti.
E come si fa in concreto a fare del bene, ad essere caritatevoli, e a dare amore con più sostanza, e dunque in un modo più spirituale? Come si fa ad usare quell'intelligenza che non è solo terrena e che il Maestro definisce "creativa"?
Semplicemente donando il nostro gesto a Dio, consacrando la nostra azione come se fosse rivolta a Dio, regalando la nostra parola come se fosse detta a Dio. E' questa volontà che rende "spirituale" la carità e il bene fatto, che quindi fa dell'uomo spirituale (cioè consapevole) un uomo completo nel suo cammino nell'evoluzione.
Ti invito a leggere una rivelazione del Maestro seguita dalla spiegazione che ne dà Luigi.
Il Maestro, rivelazione del 17.10.1990:
"La pace sia con voi e con tutti gli uomini della terra, anche se gli uomini della terra non si somigliano e non sono uguali, poiché l’uomo della terra che Io amo di più è l’uomo spirituale, è l’uomo che ha conosciuto il sacrificio della grande emozione della fede, l’uomo che ha conosciuto quella grande verità interiore.
L’uomo spirituale che cammina sulla terra aggrappato al filo della sua grande anima, anche se non la vede ma la sente come emozione, la sente come vibrazione, l’uomo della terra che conosce quella parte, piccola parte di sé, l’uomo che non tradisce il proprio istinto interiore ma gli dà calore e forza, egli comunica, non più con se stesso, nella sua natura, ma comunica con l’emozione e la sensazione dell’universo. Vivere così è sviluppare la propria intelligenza interiore.
L’uomo della terra che ha saputo sviluppare le sue doti spirituali per poter camminare sempre di più, non più sulla terra ma a contatto con questa, sollevato da questa, poiché il suo corpo non appartiene che in minima parte alla terra. L’uomo spirituale cammina, cammina sempre con l’emozione nel cuore e quella grande frenesia di una certezza nata dal proprio sviluppo interiore.
Egli sa che esiste Dio, perciò si lascia trascinare dal proprio istinto primordiale, l’istinto della fede, l’istinto della verità, l’istinto dell’amore, quell’istinto che lo rende veramente unico: si riconosce e si apprezza e si fa apprezzare.
Questo è l’essere spirituale che cammina così, accanto o in mezzo a tanti esseri umani. Ecco la differenza fra gli esseri umani e l’uomo spirituale della terra. Questa grande differenza è solamente nel grande sviluppo intellettuale, primordiale, di se stesso.
Ha saputo scavare nelle radici della propria indole, nelle radici della propria ricerca spirituale, per ritrovare quella parte di sé; attenti, non dico tutto, ma solo una parte di sé, poiché egli sa che appartiene a quella forza grande che non può vedere ma sente, che non può udire ma sa che c’è, perché la sua Vibrazione spirituale lo tiene a contatto con tutta la Vibrazione della creazione che appartiene a Dio.
Questa sua verità lo rende un uomo vero, un uomo non più appartenente alla terra, ma isolato da questa. Voi penserete se basta essere un uomo spirituale della terra… no, Io vi dico, perché molti uomini spirituali della terra, nonostante che abbiano raggiunto, come molti di voi hanno raggiunto, una parte essenziale della loro vita terrena, non sono neanche a metà.
Perché questo? Perché l’essere umano spirituale, una volta raggiunta una parte della propria fede, si lascia trasportare dall’indole, si lascia trasportare dall’emozione, si lascia trasportare da quella fede che ha acquisito per seguire poi quell’istinto, che lo rende sì diverso, ma non completo.
Perché non è completo?, perché l’uomo spirituale della terra che già si differenzia da tanti altri, non è completo in quanto la sua forza non l’ha messa mai ad uno sviluppo intelligente della propria intelligenza. Egli ha conosciuto l’amore, ha conosciuto la carità, ha conosciuto l’essenza pura di una vita spirituale, ma non ha saputo conoscere e non ha mai avuto la forza di conoscere e sviluppare l’intelligenza creativa.
Questa è l’intelligenza che gli dà vita, quell’intelligenza che gli dà forza, quell’intelligenza che lo rende diverso da tutti, perché l’uomo spirituale della terra cammina con la sua grande fede, ma molte volte è limitato solo a questa.
Per andare oltre bisogna sviluppare il proprio istinto, la propria intelligenza; bisogna sviluppare quella grande armonia che vive dentro di voi; sviluppare quella forza intelligente, che allora, messa insieme a questa grande spiritualità sviluppa il tutto, e lo rende simile a Dio; sviluppa tutta la sua natura, tutta la sua vera immagine creativa.
Ecco perché Io vi dico, fratelli Miei, che non basta avere fede, non basta amare, non basta sopportare, – che è già tanto – non basta limitarsi alla grande sapienza del Vangelo, – che è già tanto – ma bisogna sviluppare quella grande forza intelligente per rendere tutto l’insieme completo, vivo, vero nella sua natura di una luce intelligente, di una luce viva, di una luce vera, che dà forza! Senza la forza di questa grande ricerca intelligente, voi rimarrete sempre al piano che siete. Ma Io vi dico: “No, voi dovete salire oltre!” E per salire oltre dovete sviluppare la vostra natura che è divina.
Avere la fede è come avere un bellissimo vestito che fa figura. Ma Io vi dico: “Avere un bel vestito che fa figura è tutto?” No, perché questo vestito bisogna saperlo portare.
Allora tutto questo insieme diventa armonia, bellezza divina, diventa raggio di luce, quel raggio di luce che è in voi, dentro di voi. Ma non si svilupperà mai, non uscirà mai a brillare dai vostri occhi e dal vostro volto, come esseri incomprensibili che nessuno vede ma non sa giudicare, poiché tutto questo si porta con l’armonia del proprio essere.
L’abito ce l’avete, imparate a muovervi con armonia; imparate a muovervi con saggezza, intelligenza e amore. E se non c’è una forza interiore in voi, se non c’è una forza intelligente per poter sviluppare la vostra intelligenza, voi siete come tanti alunni di un collegio, tutti vestiti bene, tutti precisi, tutti lucidi, ma non sanno camminare, non sanno muoversi. Voi avete tutto questo ed Io vi aiuterò a sviluppare la vostra intelligenza.
Perciò chi di voi ha fede, chi di voi sa mare, chi di voi sa riconoscere i propri errori ed i propri sbagli, ha già tanto! Chi di voi conosce la carità, ha già tanto! Chi di voi conosce l’amore verso il prossimo, ha già tanto! Chi avrà saputo seminare il frutto della vita, raccoglierà la Mia vita. Pace a voi!
Luigi, rivelazione del 17.10.1990:
"Luigi vi saluta. Parlate. Chi vuole cominciare?
Domanda: il Maestro ha incitato stasera soprattutto a sviluppare quest’intelligenza. Fino a ieri si parlava di amore, di carità, di fede, oggi si è toccato un nuovo capitolo. Dare amore ed essere caritatevoli è un impegno della nostra anima verso i fratelli, verso tutti. Sviluppare la nostra intelligenza, sembra che sia un qualcosa di più personale del nostro contatto con l’intelligenza divina, cioè sentire di più noi stessi il divino.
“Hai detto bene. Tu devi sviluppare la fede che hai come si sviluppa il pane col suo lievito, e se non metti a contatto la tua fede e non sviluppi la tua fede con l’intelligenza, o meglio, se non sviluppi l’intelligenza con la fede che tu hai affinché divenga più grande e più vera, non puoi toccare l’emozione divina. L’emozione divina si può scoprire anche facendo del bene al fratello; ma non basta fare del bene per istinto, va fatto con intelligenza.
Molti fanno del bene perché sono portati ad una vita spirituale, la sentono, la amano ed hanno già tanto. Però non basta, e questo è proprio una cosa personale: sviluppare la propria intelligenza per servirsi di più della fede che c’è in ognuno di voi.
Se voi sapete sviluppare quest’intelligenza, quanto meglio saprete usare la vostra fede? E questa è una cosa grande, molto grande. Vedete, quando vi incontrate, se voi parlate di queste cose, basterebbe tale argomento per parlare una vita intera!”
Domanda: Luigi, a proposito di quello che hai detto ora, sembra quasi che dipenda dalla volontà questo sviluppare l’intelligenza. Però io con la volontà posso magari cercare di essere caritatevole, paziente, ma con la volontà, senza l’aiuto del Maestro non riesco a sviluppare l’intelligenza!
“Tu devi pensare che l’anima che è in te, è l’anima del Maestro. Perciò questa ce l’hai, l’hai acquisita qui. Ma quando tu fai del bene, fallo pensando a Dio, sviluppa questa tua intelligenza, prega così: “O Signore, tutte le opere buone che io faccio e farò, siano al tempo stesso meditazione di una crescita spirituale, meditazione della mia intelligenza alla Tua intelligenza, affinché io possa consacrare il gesto dall’azione, dalla presenza spirituale che è in me.”
Allora non fai più del bene con istinto, ma tu lo fai accompagnato dalla Volontà del Padre. La Volontà divina sviluppa, ti aiuta a sviluppare la tua intelligenza, perché l’azione che hai fatto, l’hai fatta con intelligenza, in quanto hai chiesto l’aiuto al Divino. Perciò pensando all’aiuto del Divino, tu hai messo in moto la tua intelligenza.
Non è stato più un caso: offrendolo così spontaneamente è già tanto, perché è la spontaneità della tua anima e non un calcolo. Ma se lo fai con intelligenza, tutto questo ti dà maggior valore.
Questa preghiera che io ti ho insegnato scrivila a parte e dalla ai tuoi fratelli. Parlate.”
Domanda: l’intelligenza noi siamo abituati a capirla e ad intenderla come il capire una situazione, leggere, saper ripetere, quindi intelligenza terrena, intellettuale. Qui intelligenza, vuol dire, nel significato più puro, intelligere, capire, vale a dire che l’intelligenza dello spirito deve capire la sua divinità, e finalizzare tutte le sue azioni alla ricerca di Dio e del suo fine ultimo e vero che è Dio.Quindi capire nel senso più profondo della parola, nell’etimologia più pura: capire. Questo significa?
“Sì, in parte, poiché mentre tu devi offrire a Dio e mettere in moto, sviluppare la tua intelligenza nell’azione che fai, quasi per donarla, per conoscere il fine di un gesto, deve essere un gesto ragionato. Mentre l’intelligenza, quella umana iniziale, quando tu hai cominciato a parlare, è solamente un calcolo, sviluppare la propria intelligenza diventa il fine, il fine di sapere di avere fatto un qualcosa che è vero, che è giusto, e consacrare l’atto che fai, a Dio.
Quando si dona o si fa qualcosa di bello, di solito si fa parlare il cuore, c’è la gioia di donare, ed è già tanto. Ma se noi parliamo con la nostra intelligenza e l’offriamo a Dio come se dovessimo offrire a Lui questo dono, questa cosa, diventa un gesto consacrato, perché non è più un gesto donato così, per amore terreno, ma diventa un gesto consacrato perché io metto al servizio del mio gesto, l’intelligenza. Cerco di svilupparla per comprendere di più, per capire di più e consacrare il tutto a Dio.
Se tu fai un gesto terreno, ma lo mediti, metti in funzione la tua intelligenza: il perché lo fai, se è giusto farlo, perché lo hai fatto... diviene ragionamento. E se tutto questo lo vedi giusto, è consacrato a Dio, è come se questo gesto tu lo avessi fatto a Lui.
Perciò tutto raggiunge un fine: ‘tutto ciò che voi farete a questi esseri, lo avrete fatto a Me.’ E non è fatto solamente per un atto d’amore, attenti, se non c’è fede, se non c’è cuore, non c’è amore, il gesto non verrà mai compiuto. Ma se questo gesto, quando voi lo meditate, lo pensate, e dite: “Signore, è un gesto, è una cosa che io faccio come per consacrarla a Te; non potendola donare a Te, io la dono a loro.” Allora diventa verità consacrata.
Avete fatto partecipe insieme al gesto, una meditazione di intelligenza accompagnata da una preghiera nascosta che c’è in voi. Consacrare a Dio: “Ecco Signore, io offro questa cosa a loro, ma vorrei offrirla a Te. Perciò questa cosa che io dono, la consacro a Te, affinché sia utile, sia più vera e più bella a chi la riceve, perché io l’ho donata a Te.”
Con questo ragionamento voi mettete in moto il meccanismo della vostra intelligenza, ma non solo: voi smuovete il meccanismo di un contatto divino; smuovete e mettete un meccanismo che è frutto alla vostra evoluzione terrena.”
Domanda: allora l’intelligenza significa il capire dello spirito, per cui tutto l’uomo è rivolto verso Dio, ogni nostra azione è verso Dio?
“In questo ci aiutano le nostre Guide. Che poi capire, avere quest’intelligenza significa avere amore, avere misericordia, avere tutto! Intelligenza significa capire! Quando hai capito perché sei sulla terra, qual’è il fine, tutto viene di conseguenza: l’amore, tutto quanto! Tutto il resto cammina da sé. Parlate.”
Domanda: in sostanza, il donare per istinto è un merito già acquisito precedentemente; donare con intelligenza è uguale ad aggiungere l’umiltà d’amore!
“E consacrazione a Dio. È il completamento del tutto! Se quando tu offri, lo offri per Amore divino, e non più per farti bello di penne, questa è spiritualità, è luce! Questa è luce! È luce! fratelli miei! È qui che si è raggiunto quello che noi stiamo cercando, tutti noi, che stiamo cercando in quest’Anima di gruppo! Vedete come a poco a poco tutto si smussa, e tutto piano piano viene alla luce! Quanto si riesce a comprendere di più! La pace sia con voi."
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